«Quello che la lingua si abitua a dire, il cuore si abitua a credere». Una definizione distorta dei fatti, a forza di essere ripetuta, prende il posto di quella giusta. Perché è enorme il potere del linguaggio nella formazione di opinioni pubbliche e private. L’autorità politica, democratica o no, afferma una sua versione con il sostegno dei mezzi d’informazione compiacenti. Ci sono reparti militari italiani impegnati in varie zone di guerra. L’etichetta appiccicata dalla definizione ufficiale le dichiara missioni di pace. Queste missioni si fanno con organismi umanitari, medici, ingegneri, insegnanti. Le truppe fanno missioni militari. A forza di spacciarle col nome di missioni di pace si finisce per accettare la falsificazione aggirando la costituzione italiana che ripudia la guerra. Si usa con precisione la parola invasione per quella in corso in Ucraina. Ma si lascia correre la stessa parola per l’arrivo sul territorio italiano di persone disarmate, di transito alla spicciolata, donne e bambini compresi. Che siano profughi o turisti non sono invasori, non vogliono con la forza delle armi conquistare e annettersi un territorio altrui. Le definizioni false del linguaggio producono però distorsioni vere nella percezione degli avvenimenti, condizionando scelte e comportamenti. Si svolge sull’uso del vocabolario la partita della libertà. Compito di chi fa professione di lealtà alla lingua italiana è difenderla dalla falsificazione dei poteri di turno.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: