Su Twitter l’hanno visualizzata in più di 90mila. È l’immagine che Andrea Tornielli ha fatto sua tra le tante catturate dai media vaticani durante il viaggio di papa Francesco in Congo e in Sud Sudan. Quando, il 4 febbraio, l’ha postata sul suo profilo ( bit.ly/3RCo7V3 ) vi ha aggiunto poche parole di contorno – come questo social network esige: «Chi è povero e dona tutto ciò che ha. La foto simbolo del viaggio: fuori dalla cattedrale di Juba un bambino dona al Papa una banconota». Ma si può ben dire che la portata simbolica della foto, sottolineata anche dall’interesse che essa ha suscitato in Rete, travalica la visita di papa Francesco al Sud Sudan – Paese che egli ha chiamato «fanciullo» senza certo voler minimizzare la complessità dei problemi che lo attanagliano. Il bambino protagonista di quella immagine porta infatti in sé più di una risonanza evangelica. Certo, il fatto che porga al Papa qualcosa (non importa se si tratta di denaro, che un commento ha quantificato equivalente a 0,007 euro, o di due matite, come un altro commento ha ipotizzato) fa venire immediatamente in mente ciò che Tornielli suggerisce. Cioè l’episodio, narrato tanto da Marco quanto da Luca, dell’“obolo della vedova”: colei che, dice Gesù, «ha gettato più di tutti» nel tesoro del Tempio perché era «tutto quello che aveva per vivere». Ma si può vedere in questo bambino sudanese, che deve aver faticato non poco per farsi largo nella folla fino a conquistare la prima fila dietro al cancello della cattedrale di Juba, anche un piccolo Zaccheo, desideroso di vedere Francesco così come il capo dei pubblicani di Gerico lo era – e, nei Vangeli, anche molti bambini come lui – di vedere Gesù. E certo il suo protendersi oltre il cancello con tanta determinazione, nonché la concentrazione del suo volto mentre riesce a portare a termine il suo proposito fanno venire in mente le parole di Gesù riportate da Paolo negli Atti degli apostoli: «Si è più beati nel dare che nel ricevere». Qualcosa, commenta Damiano Serpi sotto al tweet di Tornielli, «che si è dimenticato soprattutto dove tutto viene ormai monetizzato e materializzato per egoismo e interesse. Donare è prima di tutto voler bene, farsi prossimo, essere fratelli, condividere. Questo bambino ce lo ha dimostrato».
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