Una festa «sbagliata» e un buon esempio
mercoledì 5 maggio 2021
Per un curioso caso del destino abbiamo assistito alla follia di Piazza del Duomo, con 30mila persone ammassate a festeggiare lo scudetto dell'Inter e, a distanza di poche ore, alla testimonianza gioiosa dei ventisei calciatori che sono stati vaccinati all'Humanitas di Milano e allo Spallanzani a Roma. Inizia l'avvicinamento agli Europei e la Federazione Gioco Calcio, su indicazione del commissario tecnico Roberto Mancini, ha ottenuto di proteggere coloro che potrebbero esserne i protagonisti, nel rispetto delle fasce di priorità. Presto toccherà anche agli atleti azzurri che faranno parte della spedizione olimpica a Tokyo, nella speranza che non ci siano ulteriori brutte sorprese riguardo a questo evento planetario che, per la prima volta nella sua storia è destinato a disputarsi in un anno dispari.
Sono passati tanti mesi di questa pandemia che ci sembra infinita. Sono passati sei mesi da quando proprio il ct Roberto Mancini pubblicò un post con una vignetta che suscitò tante polemiche, dove un infermiere chiedeva a un malato sdraiato in un letto di ospedale: “Hai idea di come ti sei ammalato?” Risposta: “Guardando i telegiornali”. Non rise nessuno, anzi si arrabbiarono i virologi e si arrabbiarono tanti tifosi e sportivi. Arrivarono immediatamente le scuse di Mancini e, quasi per una beffarda nemesi, poche settimane dopo la positività del ct stesso, fortunatamente senza conseguenze.
Sono passati altri mesi, altre decine di migliaia di morti, altre centinaia di migliaia di persone ammalate, spaventate, messe in ginocchio da una crisi economica con pochi precedenti. Sono passati mesi e il calcio, quello professionistico, ha tirato dritto, giocando in stadi vuoti, dribblando polemiche e qualche partita rinviata, destreggiandosi fra cluster più o meno importanti. Tirava dritto, caparbiamente, il campionato di calcio di serie A, con qualche cena di calciatori non proprio rispettosa delle linee guida e andava avanti a testa bassa l'Inter di Antonio Conte, macinando punti e distanza in classifica. Dopo nove anni il campionato cambiava, stava davvero per cambiare padrone, ma c'era ancora tempo, almeno per 48 ore, di nuove polemiche legate alla SuperLega e alle opinioni polarizzate fra gli amanti dello show-business e quelli del “calcio romantico”, di proprietà della gente. In realtà non lo abbiamo capito, neanche in quell'occasione, se questo calcio di proprietà della gente esista ancora.
Sta di fatto che domenica di gente in piazza del Duomo ne è andata decisamente troppa e in modo dissennato. Trentamila persone, all'aperto certo, ma in condizioni che definire di assembramento è riduttivo. Poi, la mattina dopo, le vaccinazioni dei ventisei all'Humanitas e allo Spallanzani, con le dichiarazioni di Ciro Immobile e Lorenzo Insigne: «Abbiamo avuto l'opportunità di essere esempio, la vaccinazione è importante e siamo orgogliosi». Essere esempio, già. Più volte, da queste colonne, si è ricordato come lo sport abbia questo privilegio. Essere esemplari, in un momento come questo, significa davvero dare un contributo a un Paese la cui memoria appare sempre un po' troppo corta. Il tempo per tornare in piazza a festeggiare verrà, ma non è certamente adesso.
Adesso è solo il tempo di vaccinare e vaccinarsi. Tutti.
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