Rivedere, da soli o con parenti e amici più o meno interessati, le immagini del rito del proprio matrimonio è a sua volta un rito la cui frequenza si dirada col passare degli anni, salvo magari rinnovarsi se e quando l'anniversario di matrimonio assume proporzioni significative. A causa dei social network è già diverso il destino del frammento video di un matrimonio appena celebrato, presumo in una diocesi del Sud. Mostra una bambina che, mentre il sacerdote legge l'articolo 143 del Codice civile, si spinge al centro del presbiterio, prende una banana da una cesta ai piedi dell'altare, se la fa sbucciare dallo sposo e inizia a gustarla incurante dei parenti che la richiamano tra i banchi. Me lo ha segnalato con divertimento Maurizio di Rienzo, sacerdote e collega che guida l'Ufficio delle comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Gaeta, e ha fatto bene: solo sulla pagina Facebook dell'agenzia fotografica che l'ha pubblicato il video si è guadagnato 800mila visualizzazioni, 2mila reazioni, più di 6mila condivisioni. Speriamo che i conoscenti custodiscano l'identità della protagonista; altrimenti, da ragazza e da adulta, la memoria elefantiaca della Rete la perseguiterà con queste immagini fino a fargliele odiare...
Se guardo ai 500 commenti deduco che, oltre alla comicità della scena, ciò che ha mosso l'interesse degli utenti è stata l'identificazione: tanti hanno visto nella bimba stanca e affamata i propri figli, presenti o futuri, o persino sé stessi quando erano piccoli. Se poi la piccola fosse la figlia degli sposi, vorrebbe dire che il video illustra uno di quei «casi belli» di cui parlò nel giugno 2016 papa Francesco rispondendo a una domanda su come educare i giovani al matrimonio sacramentale: «Dopo due o tre anni [dalla nascita di un figlio] si sono sposati, e li ho visti entrare in chiesa papà, mamma e bambino per mano. Ma sapevano bene quello che facevano».
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