A volte i giornalisti proprio non ce la fanno a non dare una notizia, quale che sia. Come il cronista di un quotidiano di Dublino che, nel resoconto di un funerale, inserisce tra i partecipanti un certo signor M’Intosh. Si tratta, in effetti, di un uomo altrimenti sconosciuto, che indossa un impermeabile di marca Macintosh. Da qui l’equivoco. Da qui la caccia che da oltre un secolo impegna gli studiosi di James Joyce e del suo Ulisse. Il misterioso M’Intosh viene nominato anche in altre parti del romanzo, senza che mai gli sia attribuita un’identità precisa. Pare anzi che lo stesso Joyce si divertisse a interrogare in proposito amici e conoscenti, sempre evitando di pronunciarsi sull’affidabilità delle diverse illazioni. L’ipotesi più diffusa è che l’inafferrabile personaggio sia un autoritratto dello scrittore, che trova così il modo di inserirsi nel tessuto del racconto. Ma il critico Peter Kuon è persuaso che M’Intosh sia invece una raffigurazione di Dante Alighieri, poeta ammiratissimo da Joyce e vero ispiratore dell’Ulisse. Immaginare l’autore della Commedia che passeggia in soprabito per Dublino durante il fatidico 16 giugno 1904 ha qualcosa di inebriante. Magari non sarà lui, ma un po’ gli somiglia. E questa, per noi cacciatori di comparse, è già una bella soddisfazione.
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