Quel carro armato tutto solo nella Piazza Rossa, il 9 maggio scorso, Festa della Vittoria dell’Urss contro il Nazionalsocialismo nel 1945, lo avrete visto anche voi. L’immagine ha fatto il giro del mondo. Nel giorno che a Mosca è sempre stato una grande festa, partecipata da veterani e figli dei caduti, con una gigantesca parata di tutti i corpi dell’Esercito e, almeno fino a due anni fa, con un fragoroso sfilare di tank, e missili volti a 45 gradi verso il cielo: in questo stesso giorno, un solo vecchio carro armato davanti al Cremlino.
Quel carro armato tutto solo a Mosca mi ha fatto sussultare. Hanno detto che dimostra quanto la “Operazione speciale” contro l’Ucraina abbia svuotato gli arsenali russi, oltre che le file delle loro Forze armate – si parla di 100 mila caduti. La spiegazione non mi ha convinto: possibile che davvero Putin non potesse esibire almeno una decina di tank? Sono andata a vedere sul web i video dell’intera parata. Prima del carro solitario i soldati erano tuttavia tanti, non come gli anni passati, ma almeno 8.000. 8.000 uomini in ranghi geometricamente perfetti sono tantissimi. C’è poi quel sinistro effetto ottico delle parate militari, per cui soldati in uniformi identiche avanzano all’identico passo, alzando all’unisono gli stivali neri. Con il medesimo copricapo, a plotoni, la Marina, l’Aeronautica – quadrati di uomini apparentemente identici. Volgono il viso a salutare Putin con lo stesso sorriso fisso, e anche i capelli rasati di ordinanza li assomigliano a soldatini di piombo - semplicemente cose. Fermo l’immagine, li guardo attentamente, sono ragazzi di vent’anni: chissà cos’ hanno davvero nei pensieri, la casa, o una ragazza, e magari sono alla vigilia della partenza per Bakhmut. Dunque, prima del carro solitario, erano in 8.000 a marciare, in quello spaventevole gioco marziale che annulla l’individuo e lo trasforma in
moltitudine. 8.000 uomini che sfilano sono tantissimi. E, solo fra i russi, ne sarebbero morti centomila? Quest’anno non ci sono i parenti dei caduti con la foto del padre o del nonno sacrificato alla Patria. Forse perché oggi le facce su quelle foto sarebbero di ragazzi? Dalla tribuna sorride pacatamente solo Putin. I venerandi canuti generali accanto a lui, il petto grondante di medaglie, paiono pensierosi. Sorride davvero solo un bambino cui qualcuno ha messo in testa un cappello da generale: avrà sette anni e sorride, lui che non sa niente. Arriva infine, sotto al sole di maggio nella Piazza Rossa, il carro armato solitario. Ma, mi ha spiegato un amico, non è un tank di oggi: è un T-34, prodotto in Urss da inizio anni ’40. Un pezzo da museo. Glorioso però, giacché i T-34 sono i tank che vennero schierati nella battaglia di Kursk, 1943: quando le poderose forse del Terzo Reich per la prima volta vennero massicciamente respinte dall’Armata Rossa.
E dunque il tank solitario che sfila a Mosca nel 2023 non porta un messaggio? Come dicesse: abbiamo vinto i nazisti, vinceremo ancora. In questa “guerra” - Putin pronuncia per la prima volta la parola – che tutti, secondo lui, abbiamo dichiarato alla Russia. Quel T-34, solo. Eppure, continuo a pensarci con inquietudine. Dice qualcosa, quel rugginoso arnese cigolante: la guerra scompare per decenni dalla nostra storia, come un fiume carsico, e poi torna, di nuovo, a cercarci. Che ne sapevano di trincee i bambini nati attorno al Duemila nella Russia post Gorbaciov? I T-34 li avevano visti solo in un museo. Sono 8.000 soldati in piazza, il 9 maggio a Mosca, e mi sembrano una schiera infinita. Ma se potessimo vedere i centomila che non sono tornati? Un’altra sfilata percorre, invisibile, la Piazza Rossa. Quei bambini del Duemila. Come se la guerra non finisse mai.
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