Il mondo ci copia i più bei nomi dell'agroalimentare? Bene, noi rispondiamo a colpi di messaggini sui cellulari. Proprio così. E non si tratta di una trovata pubblicitaria, ma di un nuovo metodo per contrastare l'agropirateria che ci assilla. Una cosa seria, insomma, che per ora viene applicata ad una delle nostre etichette più prestigiose, ma che potrebbe essere applicata ad altri prodotti di qualità. Sarebbe un bene visto che, fra l'altro, l'Italia continua a macinare primati in fatto di Dop e Igp europee.Un sms, dunque, potrebbe salvarci dai famigerati «falsi» prodotti tipici italiani. L'idea per ora è stata al Brunello di Montalcino e debutterà a «Benvenuto Brunello 2007» il 23 e 24 febbraio prossimi. Basterà comunicare all'azienda vitivinicola un apposito codice scritto sull'etichetta della bottiglia insieme al numero della fascetta di Stato e, in tempo reale (via sms oppure web), si potranno ricevere la conferma sull'autenticità del prodotto, l'origine e tante altre indicazioni sul vino e sull'azienda. Tutto anche prima dell'acquisto della bottiglia stessa.L'agricoltura dello Stivale riuscirà anche attraverso gli sms a ritrovare vigore commerciale? Ovviamente è ancora presto per dirlo. Intanto però, la cronaca agricola di questi giorni ci porta altri elementi di valutazione. Da una parte, infatti, Bruxelles ha promosso al rango di Dop e Igp altri quattro prodotti alimentari italiani. Un altro successo che ha spinto le organizzazioni agricole di casa nostra ad affermare che l'agricoltura mediterranea rimane quella vincente. In effetti parrebbe così, visto che l'Italia arriva adesso a 159 prodotti con denominazione d'origine o indicazione geografica protette, a cui si aggiunge la Specialità tradizionale garantita (Stg) della mozzarella. Siamo cioè primi in classifica, seguiti dalla Francia (152) e dalla Spagna (105). In altre parole, l'Italia, nella corsa alla qualità, non è dietro a nessuno, ed è un bene.D'altro canto però, il nostro sistema agroalimentare sconta ancora tutti i problemi del passato oltre che gli effetti del clima e della politica agricola comune non sempre favorevole. Per capire meglio, guardare agli ultimissimi dati sull'annata 2006 resi noti proprio questa settimana da Ismea nel suo Outlook Inverno 2007. Stando ai calcoli dell'Istituto per i servizi ai mercati agricoli, il valore aggiunto del settore agricolo nel 2006 dovrebbe essere diminuito del 3,5%, la produzione totale anche, quella vegetale del 4,2% e quella zootecnica del 2%. Un tracollo finale derivato da 12 mesi vissuti sull'ottovolante con produzione e valore aggiunto che ' per ogni trimestre perso in considerazione ' salivano e scendevano con tassi a due cifre. Alla base le cause appena elencate: il clima, le riforme delle Organizzazione comuni di mercato (come quella dello zucchero), i mutamenti della domanda. Rimane, tuttavia, il dato di fondo: la nostra agricoltura ci è invidiata da tutto il mondo. Dobbiamo essere ancora più capaci di sfruttare questa condizione.
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