Nella vita della Chiesa ottobre e maggio camminano insieme. Entrambi mariani, entrambi con al centro il Rosario, che in primavera si recita nei cortili e in questi giorni ha un sapore più missionario. Cambia il clima fuori, ma, “dentro”, la preghiera scorre con la stessa temperatura. È una ginnastica per l'anima, un esercizio di buona respirazione, un tappeto soffice di parole sussurrate su cui alzarsi in punta di piedi per sentire il cielo vicino. Come salendo una scala che ha per pioli i grani delle coroncine. Ce ne sono di diversissimi. Metallici, in plastica, legati ad anellino, grandi poco più di uno spillo, o come ceci. Un Rosario, molto curioso, ha le decine a colori, calibrati per ogni continente. L'Europa è bianca, l'Asia in giallo, il verde indica l'Africa, il rosso sta per l'America, l'azzurro è per l'Oceania. Ma è un classico anche la preghiera delle mani, contando con le dita: in autobus, o per strada, mentre si corre o si beve un caffè al tavolino. Un sacerdote suggeriva di dedicare un'Ave Maria a ogni persona che conosciamo, cominciando dalle antipatiche, un altro di affidare alla Vergine chi si incontra. E pazienza se capita di distrarsi. Alle madri basta trovare nei figli un pensiero d'amore. Il resto, di tenerezza, di misericordia, di vita buona, lo mettono loro.
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