Ancora un video che riproduce il frammento di una liturgia e che accumula, stavolta, cinque milioni di visualizzazioni ( tinyurl.com/ybnlo5la ). Ma non siamo in Italia: sebbene anche da noi gran parte delle fonti generaliste l'abbia ripreso, non direi che abbia attecchito sui social network tanto quanto in Francia, dove il fatto che esso documenta è avvenuto (dipartimento di Seine-et-Marne, diocesi di Meaux). Nel breve giro di 44 secondi, si vede un prete già approdato alla quarta età che, mentre tenta di battezzare un bambino di due anni che piange disperato, prima prova a calmarlo, poi perde la pazienza e gli dà uno schiaffo, infine cerca nuovamente di consolarlo.
Certo non è un bel vedere. Isabelle de Gaulmyn, sul suo blog "Une foi par semaine" ( tinyurl.com/y9mq8yb6 ), racconta che sabato mattina i giornali e la Rete non parlavano d'altro: un'indignazione su scala nazionale generatasi, annota acutamente, perché lo schiaffo è divenuto oggetto di un video. Data l'evidente sproporzione tra il fatto e l'eco che ha avuto, la domanda è: perché tanto interesse, perché divulgarlo così diffusamente? La risposta di Giovanni Marcotullio, che commenta il fenomeno su "Aleteia" ( tinyurl.com/y8jvsheu ), è che tanti devono aver visto riflesse nell'intemperanza del prete «le contraddizioni dell'amore parentale»: condividere le immagini e indignarsi sarebbe allora un (vano) tentativo di esorcizzarle. La risposta di Isabelle de Gaulmyn è che il prete, anche in una società largamente secolare come quella francese, rimane un punto di riferimento talmente forte che, se non è all'altezza, tutta la società, e non solo la minoranza che si identifica nella Chiesa, se ne sente toccata. Non posso fare a meno di chiedermi se l'una e l'altra interpretazione rimangono valide rispetto alla grande e giustificata eco che i preti suscitano quando si rendono colpevoli di ben più gravi violenze ai danni dei minori.
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