Secondo avvicendamento trimestrale per la rubrica di prima pagina, l’appuntamento quotidiano di riflessione per i nostri lettori. Il nostro caldo ringraziamento a Mariapia Veladiano, che dal primo aprile a ieri – ricevendo il testimone da Gennaro Matino – ci ha proposto una emozionante indagine poetica su azioni e sentimenti umani sotto il titolo interrogativo «Ma come tu resisti, o vita?», tratto da uno scritto di san Giovanni della Croce. E un cordialissimo benvenuto in questo spazio a Roberto Mussapi, che nei prossimi tre mesi ci proporrà le sue «Avventure». Nato a Cuneo nel 1952, poeta e drammaturgo, Mussapi vive a Milano dove insegna Drammaturgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Autore e conduttore di programmi per Radio Rai, dirige la collana «I poeti» per le edizioni Jaka Book. Ha tradotto numerosi autori di lingua inglese e francese. Numerose le sue letture poetiche in pubblico, per radio o in sala d’incisione. Mussapi è ben noto ai lettori di «Avvenire», essendo da tempo nostra apprezzata firma.«Per ultimo ho dato all'uomo il fuoco».Lo inchiodano a una scoscesa scogliera della lontana Scizia, affinché sconti il suo estremo atto di amore per l'uomo: Prometeo ha portato agli umani il fuoco, fino ad allora privilegio esclusivo degli dèi. Prometeo è un dio, come grida indomabile in quella posizione crocifissa, ha donato all'uomo la parola, la conoscenza dei numeri, la scrittura, e ancora l'arte mantica. Poi ha donato loro la memoria, inscindibile dalla speranza. E infine, dopo la speranza, il fuoco che sancisce la nostra definitiva distanza dagli animali, che allontana le fiere, che ci consente di fondere i metalli e dominare la dura e sorda materia.Lo spettatore del teatro di Atene, nel V secolo, a.C., vedeva un attore con mani e piedi inchiodati a una rupe: posizione di crocifisso. Apprendeva che un dio che amava l'uomo più di tutti gli altri dèi del Pantheon erainchiodato e torturato per ordine di Zeus. Un grande poeta greco, di una civiltà che non ha relazioni con quella di Israele e dei suoi profeti, immagina un dio più buono degli altri, capace di sacrificarsi, lasciarsi crocifiggere, morire e poi risorgere. >
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