Un miliardo di euro. A tanto ammonta la "prima" necessità finanziaria per fare fronte alla cronica crisi idrica dell'agricoltura italiana. Un miliardo per mettere mano non, quindi, ad un momentaneo problema estivo, ma ad uno degli ostacoli maggiori che per buona parte dei mesi dell'anno gli agricoltori devono superare e che, naturalmente, nei mesi caldi si accentua. Un ostacolo che non fa bene all'immagine e alla sostanza dell'agroalimentare italiano, portato spesso ad esempio di qualità e pregio in tutto il mondo. Quello dell'acqua, d'altra parte, è uno dei temi che da sempre contrappongono l'agricoltura all'industria, i campi alle case. Ma, stando agli ultimi dati rilevati dall'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, il problema di fondo è che davvero l'acqua manca perché non viene conservata adeguatamente quando c'è oppure viene persa per strada oppure in alcuni casi viene ancora utilizzata male. Anche se gli agricoltori da tempo adottano tecniche di produzione e irrigazione attente al risparmio idrico. Mentre le situazioni che hanno spesso del paradossale rimangono. Al Nord " ha avvertito ancora qualche giorno fa l'associazione - non è per esempio il fiume Po a destare le maggiori preoccupazioni, bensì i grandi laghi. La situazione più grave è quella del lago di Garda: da mesi sotto le medie stagionali e che ora ha raggiunto il minimo storico, limitando fortemente la portata del Mincio. Notizie simili arrivano dagli altri grandi laghi come quelli d'Iseo
e di Como, oppure il Lago Maggiore. Altri problemi di crisi idrica sono segnalati nelle Marche e nel Lazio, così come nel Veneto. Senza contare le peripezie dell'acqua in Sicilia: un'isole ricca di risorse idriche, molto spesso alla ribalta delle cronache per la siccità. Tutto senza contare periodi drammatici come quelli che stanno vivendo particolari comparti produttivi. E' ormai da giorni, per esempio, che le organizzazioni agricole lanciano l'allarme sulla diminuzione, stimata almeno pari al 10%, della produzione di latte in Lombardia a causa del caldo eccessivo e della mancanza d'acqua.
Di fronte a tutto questo, la ricetta sembra essere quella dell'ammodernamento della rete idrica fatta da migliaia di chilometri di canali e la creazione di nuovi invasi. Due strade che hanno dalla loro evidentemente validi motivi tecnici. "I dati in nostro possesso " ha per esempio spiegato il Presidente dell'Associazione delle bonifiche - dimostrano che all'inverno più siccitoso del nuovo millennio è seguito un maggio particolarmente piovoso e anche a giugno le precipitazioni sono state abbondanti. È lecito allora affermare che se tale ricchezza caduta dal cielo fosse stata raccolta in appositi bacini, oggi la situazione sarebbe meno grave per le campagne". Da qui la reiterata richiesta di fondi per la creazione di almeno 40 invasi sparsi per lo Stivale, il costo, come si è detto, almeno un miliardo di euro. Riusciranno questa volta i tecnici dell'acqua e gli agricoltori a far valere la loro voce? La prossima Finanziaria potrebbe essere un buon banco di prova.
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