«Cammina cammina», Renzo si avvicina a Bergamo, dove spera di ritrovare il cugino Bortolo. Per descrivere il viaggio Manzoni adopera spesso questa formula delle fiabe e a una fiaba la storia di Renzo un po' assomiglia. Una fiaba visitata dalla Provvidenza, però. A noi qui interessa il fatto che la frase decisiva, «La c'è la Provvidenza!», venga pronunciata davanti a un gruppetto di comparse. Uscendo dall'osteria in cui si è rifocillato, Renzo si imbatte in «due donne, una attempata, un'altra più giovine, con un bambino, che, dopo aver succhiata invano l'una e l'altra mammella, piangeva, piangeva». Con loro c'è «un uomo, nel viso del quale e nelle membra, si potevano ancora vedere i segni d'un'antica robustezza, domata e quasi spenta dal lungo disagio». D'istinto Renzo dona loro le ultime monete che gli sono rimaste in tasca, affidandosi per il resto alla Provvidenza. Lui, che è rimasto orfano dei genitori, rende omaggio a questa famiglia sventurata e forse si riconosce in quel padre nel quale - al contrario di quanto avveniva nel «vecchio mal vissuto» - l'amore prevale sulla sventura e misteriosamente la vince. Ci sono tanti modi per leggere I promessi sposi, uno dei più convincenti è immaginarlo come il romanzo di un ragazzo senza padre che impara la paternità da un mendicante.
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