Un particolare dell'Annunciazione di Matthias Stomer è, al momento in cui scrivo, l'ultima immagine caricata su Instagram da don Pietro Guzzetti (commentata da una battuta sul Carnevale). «Tieni stretto chi sa vedere nel tuo cuore senza spaventarsi» è invece l'ultima sua parola postata su Facebook e Twitter. C'è pure un canale YouTube: ora non è attivo, ma lo è stato durante il lockdown della primavera 2020. I suoi profili raccontano che è nato nel 1983, che è prete dal 2011 e che è vicario parrocchiale a Brugherio (Chiesa di Milano). E ancora: che ha studiato al Politecnico di Milano e alla Cattolica (linguaggi dei media) oltre che alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale. Su tutti e tre i social don Guzzetti si presenta come «giovane prete felice»; sulla copertina di Twitter specifica che è «felice di esserlo (prete)», su quella di Facebook aggiunge di raccontare «la sua vita a colori», e su quella di Instagram che lo fa attraverso istantanee «perché non siamo tutti in bianco&nero». L'immagine delle copertine è la stessa: sotto l'hashtag #hopespeech dichiara: «Sostituisci l'odio con la speranza»; a sinistra, in un tondo, il Crocifisso è fonte di luce. Tuttavia si ingannerebbe chi immaginasse che i contenuti che egli posta sui social fossero di natura esplicitamente religiosa. «Sono convinto che la testimonianza in questi spazi digitali debba passare dagli effetti, quindi dalle conseguenze di quella fede che noi testimoniamo», ha dichiarato don Guzzetti prendendo la parola (insieme ad altri 12 esperti) nel podcast "Cattolici e social", appena prodotto e pubblicato su "Spreaker" da Gigio Rancilio. «Io in quanto prete abito i social testimoniando la bellezza del mio ministero» e raccontando «gli effetti della fede, dell'amore di Dio nella mia vita», dunque attraverso il «linguaggio universale della gioia» e dell'amore, attraverso «un volto che sa essere accogliente e che si sa porre in dialogo nei confronti di tutti». Motivazioni chiare per una ricetta originale.