Avezzano, una teoria di case basse a prova di sisma, resta per me legato alla memoria di Elide Verna, quasi novant’anni, maestra di professione e vocazione, che ci ha lasciati il 1 dicembre 2022, dopo un’ultima lezione a una ragazza marocchina. Se ne andò nel suo stile, sul campo delle operazioni, dopo una vita dedicata ai più piccoli. Ebbi modo di conoscere, seppure in modo fuggevole, questa straordinaria signora, che avrebbe attirato l’attenzione di Ignazio Silone, al Teatro don Orione della sua città, quando presentammo un progetto per l’alfabetizzazione di alcune donne magrebine. In mezzo ai numerosi volontari anche molto giovani, i suoi occhi brillavano forte perché non vedeva l’ora di cominciare la nuova avventura, umana e didattica al tempo stesso, che le proponevamo: insegnare la lingua italiana agli immigrati in un rapporto personale, a tu per tu, sembrava entusiasmarla. Bisogna imparare a ricominciare sempre da capo, superando sconforti e delusioni. Elide, da tempo in pensione, era felice di mettere a disposizione la sua grande esperienza. Le studentesse a cui si rivolgeva la ricambiavano con affetto e partecipazione. Per questo, insieme a tante persone come lei, che operano fuori dal cono di luce illuminato dai riflettori, io la considero un esempio di scuola incarnata.
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