“Vino Nuovo” ha scelto come secondo “tema del mese” – ultimo tra gli svincoli che il blog si è aperto rispetto al tracciato principale – una domanda da centomila dollari: «Praticanti & non credenti. Che cosa resta della fede nell'ordinario delle nostre parrocchie ordinarie?».. È uno di quei casi, frequenti, in cui la Rete sfida le biblioteche – in questo caso gli scaffali di teologia pastorale e di sociologia della religione – con qualche probabilità di prodursi in sintesi e intuizioni di valore. È il caso della risposta abbozzata da Lorenzo Pisani ( C ). Prendendo spunto dall'allentamento estivo delle attività e delle presenze a Messa, nonché della qualità della celebrazione, elogia questa «messa loffia» – definizione mutuata da Roberto Beretta –, che intende come «un'interessante metafora della ferialità della vita cristiana». Alla fedeltà alla Messa «al tempo delle ferie, per obbedienza al precetto, magari un po' svogliata, con l'occhio all'orologio», corrisponderebbe dunque la «costanza dell'andare avanti giorno dopo giorno» da cristiani, che significa accettazione, perfino inconsapevole, delle «situazioni della vita come possibilità di bene».
Come è noto, l'espressione che papa Francesco ha usato sovente per fotografare l'esito virtuoso di questa condizione è «la santità della porta accanto». Di chi, rimanendo fedele «ogni giorno, nelle cose quotidiane», si mantiene in qualche modo pronto, scrive Pisani, a rispondere alle «cose grandi», a udire le «chiamate importanti», a fare spazio alle «cose nuove» che lo Spirito sa dove e quando «fare germogliare». Mi viene in mente un collega, credente e praticante, prematuramente scomparso più di vent'anni fa. Schivo fino all'eccesso, ha esercitato con professionalità e dedizione un ruolo cruciale, anche in momenti cruciali. Ho sempre pensato che la sua redazione e il suo editore gli dovessero molto, ma a ben vedere credo che a dovergli molto sia la Chiesa tutta, perché è a servizio della Chiesa che ha portato avanti il suo nascosto lavoro.
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