Non è più una novità il costante "rosso" di bilancio del Fondo di previdenza per il clero. Anche i dati a consuntivo per il 2003, recentemente approvati dal Comitato amministratore della gestione registrano l'esercizio economico (il singolo anno 2003) e lo stato patrimoniale (la somma dei deficit precedenti) entrambi in sofferenza ma, attraverso le cifre, emergono interessanti fattori di tendenza nelle specificità della categoria.
Il Fondo, che ha registrato 56 milioni di euro di entrate e 118 di uscite, ha quindi chiuso il 2003 con due risultati negativi: -62 milioni nell'esercizio economico e -1.197 milioni nello stato patrimoniale.
Le entrate sono costituite essenzialmente dai contributi versati dai sacerdoti iscritti, direttamente o tramite l'Istituto centrale del sostentamento, compresa una modesta quota di contributi volontari (137 mila). Un'entrata straordinaria, circa 6 milioni e mezzo di euro, è costituita dalla quota spettante al Fondo dalla cartolarizzazione dei crediti e dalle dismissioni immobiliari effettuate dall'Inps. La cassa registra anche una mostruosa voce positiva (21 milioni di euro incamerati dalla gestione) rappresentata dalla famigerata trattenuta di un terzo della pensione del Fondo a carico dei pensionati bititolari, molto vicina ormai al 50% delle stesse entrate.
Tra le uscite, il Fondo ha speso 82 milioni per pagare le pensioni e ben 34 milioni a titolo di interessi per il "prestito" concesso dallo stesso Inps (al tasso del 2,93% accordato alle gestioni più deboli) necessario per pareggiare il bilancio.
Tra le passività spicca, in particolare, una massa di 13 milioni di euro di contributi omessi, malgrado da 20 anni funzioni con piena regolarità il sistema dei versamenti collettivi nelle maggiori confessioni religiose. Al riguardo l'Istituto non ha fornito esaurienti spiegazioni.
Fra i dati di tendenza, prosegue una imprevedibile riduzione del numero dei pensionati (14.500), 5% in meno sul 2002. Il fenomeno è da addebitare, ma non solo, ai nuovi requisiti per il pensionamento di vecchiaia (aggravati da un'errata interpretazione dell'Inps) ed al difficile pensionamento per invalidità, praticamente inesistente (20 pensioni liquidate nel 2003 contro 600 di vecchiaia). Sarà interessante verificare quanto incideranno i nuovi pensionamenti che saranno maturati con il cumulo gratuito di contributi diversi (totalizzazione).
Appare invece arrestata l'emorragia delle nuove iscrizioni, essendo ormai stabilizzato da diversi anni il numero degli iscritti a quota 20.800. Le nuove ordinazioni appaiono quindi in grado di assorbire efficacemente l'andamento dei decessi collegato all'invecchiamento della categoria (oltre il 55% dei pensionati ha superato i 75 anni). Conseguenza di questi aspetti è il rapporto iscritti/pensionati che, in crescita, è salito ad 1,30. Di 6.384 euro è stato l'importo medio della pensione riscossa nel 2003, sulla base di un'anzianità media di 39 anni di versamenti.
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