giovedì 20 aprile 2023
Non distante dall’aeroporto catanese di Fontanarossa, il quartiere della Bicocca non smette di suscitare la mia attenzione: oggi è soltanto un agglomerato di abitazioni sparse in modo disordinato, fra la casa circondariale e la polverosa periferia, eppure devo confessare che quando lo sbircio nei suoi pertugi più trasandati - il vecchio e arrugginito motociclo Ape, color giallo canarino, guidato da un operaio, è stato un colpo al cuore perché non avrei mai creduto di rivederlo qui dopo tanti anni - ho l’impressione di ritrovare qualcosa della mia infanzia, anche se non sono di origine meridionale. Dipenderà forse, mi chiedo, dalle mie antiche letture dei Malavoglia in aula, davanti a adolescenti quasi sempre riottosi e negligenti, che conservo stampate nella mente a caratteri indelebili? Nel momento in cui Alfio Mosca, indimenticabile personaggio di quel romanzo capolavoro, nominava la Bicocca, il volto della Mena, innamorata persa nemmeno troppo nascosta, impallidiva di botto: se lui fosse partito in cerca di fortuna verso quel luogo lontano da Aci Trezza, loro di sicuro non si sarebbero mai più rivisti. E così, seduto in automobile, mi giro cercando di fissare ancora una volta l’Ape 50, discendente diretto del carretto di Alfio, ma il veicolo è già sparito, dietro un cumulo di rifiuti. © riproduzione riservata
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