Ulivi e pomodori al Nord, frutta esotica in Sicilia. L'Italia diventa tropicale
domenica 27 agosto 2017
Quanto sta accadendo in agricoltura colpisce per le dimensioni: a causa del clima avverso i tagli alle coltivazioni si contano ormai con percentuali a due cifre e valori assoluti che superano i miliardi di euro. Ma non è solo e soprattutto questo che conta. Sta cambiando, infatti, la geografia agricola del Vecchio Continente (e forse non solo di questo). Fenomeno naturale (in buona parte) e meteorologico con grandi - come si sta vedendo -, effetti economici. Una corretta analisi economica di questo periodo deve tenere conto anche di questo.
Dal punto di vista tecnico, quanto sta accadendo è in realtà solo l'ultimo capitolo di una tendenza al surriscaldamento e alla tropicalizzazione del clima in Italia. Questo, almeno è il punto di vista dei coltivatori diretti, cioè di chi poi alla fine nei campi ci mette mano ogni giorno. L'effetto è appunto ciò che si sta osservando: tagli ai raccolti con tracolli dei bilanci aziendali e il mutamento della distribuzione delle coltivazioni. Coldiretti fa alcuni esempi. Le piante di ulivo che sono arrivate a ridosso delle Alpi, mentre nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Tutto mentre in Sicilia si coltivano banane, avocado e altri frutti esotici che paradossalmente stanno diventano quasi produzioni tipiche italiane. A cambiare, sempre secondo i coltivatori, sarebbero anche le caratteristiche dei prodotti con le uve raccolte per la vinificazione che hanno in media un grado in più rispetto a 30 anni fa. Il cambiamento sarebbe arrivato anche a toccare le condizioni ambientali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini.
Certo, ogni giorno vince la cronaca. Che da questo punto di vista racconta come l'ultima ondata di caldo e di secco che si è scatenata in agosto abbia già fatto prevedere una diminuzione dal 23 e fino al 60% del raccolto di mele e come la vendemmia sia stia riducendo del 25% circa. Senza parlare dei tagli al raccolto di pomodoro per passate, polpe, concentrati e sughi da conserve che sono stimati pari almeno al 12%, mentre per il grano duro da pasta si prevede una contrazione del 10%.
Chi cerca di vedere un po' più in là, tuttavia, deve tenere conto della geografia agricola che cambia. È già accaduto nella storia e forse il progresso della tecnica aveva fatto pensare a molti che non potesse più accadere. La realtà è diversa: l'agire dell'uomo e le risposte forti della natura, stanno riproducendo fenomeni che si pensava potessero essere più controllati.
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