Nel romanzo Room. Stanza, Letto, Armadio, Specchio (Mondadori) Emma Donoughue, scrittrice irlandese naturalizzata canadese, si immagina una donna che viene sequestrata e rinchiusa in un capanno. Lì partorisce, in un angusto spazio di dodici metri quadrati, suo figlio Jack. Il quale cresce pensando che tutto il mondo sia quel minuscolo ripostiglio sul quale ha aperto gli occhi. Solo un piccolo lucernario e lo schermo del televisore sono il suo collegamento con il mondo esterno. Jack diventa grande nella convinzione che tutto quello che vede in tv e quello che c'è fuori dal capanno in cui abita sia irreale. Ecco il dialogo risolutivo tra la madre e Jack, quando la prima gli svela finalmente che c'è un mondo là fuori: «“Ma sul serio una volta vivevi in tv?”. “Te l'ho detto, non è la tv. È il mondo reale, tu non ti immagini nemmeno quanto è grande”. Allunga di scatto le braccia, indicando tutte le Pareti. «La Stanza non è che un minuscolo frammento puzzolente del grande mondo!”». Questo aneddoto richiama la scena finale del film The Truman Show: Truman («Uomo vero», nomen omen) scappa da quella che era la sua gabbia, uno show costruito interamente sulla sua vita. C'è in ogni persona una nostalgia di Vero e di Altro che ci fa abbattere ogni barriera nella quale ci lasciamo richiudere.
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