martedì 19 marzo 2024
Mi capita, sui mezzi affollati di Milano, di osservare una madre assieme a sua figlia. Come oggi. Che queste due siano madre e figlia, è evidente: addirittura pare di avere davanti la stessa donna, a diciott’anni e a cinquanta. La medesima carnagione, lo stesso profilo, uguale la bocca. Ma, gli occhi: l’espressione degli occhi, quanto differente. La figlia porta gli auricolari, e assieme alla musica segue i suoi pensieri. Determinata, sicura e indifferente. È bella: il viso fresco, le ciglia lunghe sugli occhi neri. La madre, accanto, sarebbe bella ancora, se si curasse un po’. Ma la crescita grigia dei capelli dice che non ne ha tempo, o voglia. La faccia è stanca, come tirata ogni giorno da mille preoccupazioni; i solchi accanto alla bocca paiono tracce di amarezza. Gli occhi, intensi eppure spenti, hanno perduto quella sorta di insolenza che spesso hanno le donne più belle, da giovani: quel credersi la vita nelle mani. Alla madre invece la vita sembra scivolata via fra le dita. La figlia, nemmeno le parla. Le guardo: quasi la stessa donna, trent’anni dopo. La vita però non ha mantenuto le promesse, la vita ha barato. Forse non erano promesse vere? La figlia ascolta la musica in cuffia, accenna a seguirne il ritmo - ha bene in mente le sue, di promesse, lei giovane e splendente. La madre sembra, sul metrò gremito delle 18, così sola. © riproduzione riservata
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