«Squadra che vince non si cambia», recita un adagio in voga nel mondo sportivo: a cinque anni di distanza dal primo volume dedicato ai Mottetti, l'ensemble Cantica Symphonia prosegue così il proprio lavoro di ricerca ed esecuzione delle opere sacre di Costanzo Festa (ca. 1490-1545) in un nuovo progetto discografico (pubblicato da Stradivarius e distribuito da Jupiter), con esiti interpretativi ancora una volta decisamente sorprendenti. Ribadendo dunque il valore assoluto di un musicista le cui vicende biografiche presentano ancora molte lacune, ma anche alcuni punti fermi che concorrono a delineare il ritratto di una figura centrale nel panorama artistico della prima metà del XVI secolo; a partire proprio dalla sua presenza tra le fila degli sceltissimi componenti della Cappella Sistina, istituzione musicale privata del pontefice che, insieme con la Cappella Giulia (fondata invece per accompagnare le funzioni nella Basilica di San Pietro), era considerata tra le più illustri dell'epoca. Festa prestò servizio nella Città Santa sotto quattro diversi pontefici - Leone X, Adriano VI, Clemente VII e Paolo III - in un momento cruciale per la storia d'Europa; nel periodo delle Tesi di Lutero e della Dieta di Worms, della guerra tra l'imperatore Carlo V e Francesco I di Francia, ma anche negli stessi anni in cui Raffaello e Michelangelo stavano realizzando in Vaticano i loro straordinari cicli pittorici. è questo il clima artistico, politico e religioso che ha fatto da sfondo alla nascita delle composizioni sacre di Festa, rappresentate nel cd da una significativa selezione di opere su testo latino che percorrono un'ampia gamma di stati d'animo; spaziando dal carattere luminoso, quasi estatico con cui l'autore dà voce al proprio sincero sentimento di devozione mariana (in brani come Ave, Virgo gratiosa o Sub tuum præsidium), per approdare ai toni cupi e sinistri delle riflessioni esistenziali suggerite dalla morte di Cristo in croce (Video in hac crucis ara) o alla solenne severità del meraviglioso mottetto funebre Libera me, Domine. Il gruppo diretto da Giuseppe Maletto e Kees Boeke ci restituisce con tecnica inappuntabile e grande sensibilità ogni cangiante nuances di questa musica sublime, che si staglia tra le vette del repertorio polifonico rinascimentale.
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