“La lettura è un passatempo meraviglioso: pensa che con pochi euro puoi trascorrere una serata con il signor Voltaire spendendo meno di quanto ti costerebbe stare al bar a chiacchierare con un cretino…”.
La frase è di Ottavio Missoni, e mi è venuta in mente quando, molto tempo fa, ho letto un romanzo bellissimo. Non l’ha scritto Voltaire ma Osvaldo Soriano, l’ho pagato 8 euro e si intitola Un’ombra ben presto sarai. Non potevo non comprarlo quando ho saputo la trama. Succede tutto da qualche parte nella Pampa argentina, i personaggi sono cinque disperati su un treno che vagano alla ricerca di se stessi. Il treno si ferma all’improvviso in mezzo al nulla, loro non hanno un soldo in tasca ma si mettono a giocare a carte, una specie di poker, e invece del denaro scommettono i loro ricordi. Chi racconta quello più bello, vince la mano. A furia di giocare, e di perdere, finiscono per rimanere senza ricordi. Soriano dice che all’inizio si giocavano le illusioni, ma anche quelle le hanno esaurite in fretta, e allora sono passati ai ricordi. Alla fine, non vince nessuno. Senza ricordi, i personaggi vanno a fondo, inesorabilmente. Ma, come accade a tanti, degli abissi, a volte, ci si innamora. O almeno, ci si abitua. Sul fondo si è più liberi. Liberi da pretese, difese e condizioni. Liberi di provare a risalire. Liberi di restarci.
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