Più di una volta, ieri pomeriggio, il quarantenne Shou Zi Chew avrebbe voluto essere da qualunque altra parte ma non davanti ai membri del Congresso americano. Benché fino a pochi mesi fa tantissimi ignorassero chi fosse, ieri era per tutti «il colpevole», l’uomo che doveva rispondere all’America di ogni malefatta di TikTok, il social dei video brevi con oltre 1 miliardo di utenti (di cui 150 milioni negli Usa). Nato e cresciuto a Singapore, Chew ha conseguito una laurea in economia a Londra e un
Master in Business Administration a Harvard. Mentre era studente ha raccontato di avere lavorato per Facebook, quando era ancora una startup. Sposato con Vivian Kao, è padre di due bambini ai quali non fa usare i social («sono troppo piccoli»). Ha prestato servizio come ufficiale nell’esercito di Singapore, lavorato come banchiere alla Goldman Sachs e a soli 32 anni era già ai vertici della società cinese di smartphone Xiaomi, che ha lasciato nel marzo 2021 per ByteDance, che detiene TikTok, di cui è diventato Amministratore delegato due mesi dopo.
Ce l’ha messa tutta Chew per cercare di convincere gli americani che TikTok non è un nemico. Ma più volte è apparso in affanno. Per esempio,
quando i membri del Congresso l’hanno incalzato con domande tipo: sa quanti ragazzi sono morti per le sfide su TikTok? perché non riuscite a fermarle? come fa a non sentirsi responsabile per queste morti? «Per la maggior parte delle persone TikTok è un posto divertente e sicuro» ha risposto Chew, mentre cercava di non guardare la gigantografia di una bambina americana morta per una sfida sul social. Poi ha ammesso: «Al momento non esistono tecnologie in grado di fermare in automatico questi pericoli». Più volte Chew ha provato ad aggiungere: «Vorrei spiegarmi...». Ma il più delle volte i membri del Congresso gli hanno intimato di rispondere alle loro accuse con un semplice si o no.
E vero che passate i dati al governo comunista cinese: sì o no? «No, ma alcuni dati americani sono ancora accessibili al personale dell'azienda in Cina». Li cancellerete: sì o no?
«Tutti i dati americani saranno fuori dalla portata della legge cinese. Siamo un’azienda privata. Abbiamo speso più di 1,5 miliardi di dollari nel Project Texas che attualmente ha quasi 1.500 dipendenti ed un contratto con Oracle per archiviare i dati degli utenti statunitensi di TikTok».
Nessuno dei membri del Congresso è stato tenero con Chew, anzi. Tutti sono apparsi convinti che l’app di video brevi di proprietà cinese dovrebbe essere vietata in America «perché è uno “strumento” del Partito comunista e perché veicola contenuti che possono danneggiare la salute mentale dei bambini». Dopo oltre tre ore di domande incalzanti e di accuse pesanti, è apparso chiaro che Chew difficilmente riuscirà a salvare TikTok dalla censura americana. Intanto, mentre si difendeva davanti al Congresso americano, in Inghilterra le commissioni della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord vietavano TikTok dalla Rete internet e da tutti i dispositivi del Parlamento britannico, seguendo così l'esempio del governo inglese, che aveva già bloccato l'accesso all'app cinese dai cellulari dei funzionari. Se anche l’Europa dovesse decidere di limitare TikTok per Chew e per il social sarebbe probabilmente la fine. E a quel punto si vedrebbe anche quanto il governo cinese possiede davvero TikTok.
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