«Il cammino di Santiago è polvere e fango, sole e pioggia, migliaia di pellegrini lo percorrono da più di mille anni. Questa è la storia di due di loro». Inizia con questa didascalia il film documentario statunitense di Terry Parish e Chris Karcher, Ti porto io! (giovedì, Sky Documentaries). I due pellegrini hanno però una particolarità, o meglio: uno dei due, Justin, vive su una sedia a rotelle e ha difficoltà anche agli arti superiori, deve essere aiutato in tutto, anche a mangiare. L'altro è Patrick, il suo migliore amico. I due si conoscono dall'infanzia, adesso hanno moglie e figli, ma da alcuni anni Justin soffre di una malattia invalidante. Nonostante tutto ha proposto a Patrick la follia di accompagnarlo nel Cammino di Santiago, per tutti i famosi 800 chilometri. L'amico non ci ha pensato su e ha accettato. Da qui è nato il docu-film. La macchina da presa ha seguito i due per sei settimane in mezzo a difficoltà di ogni tipo: sentieri al limite dell'impossibile per una carrozzina, alberghi con ascensori stretti dove la sedia a rotelle non entrava, bagni angusti senza spazio tra gli accessori… E poi incidenti meccanici, crampi, pioggia, fango…, ma anche tanti compagni di viaggio, amici incontrati sulla strada. «Non dimenticherò mai la gioia nei volti di chi ci ha aiutato», racconta Patrick. Ti porto io!, infatti, è una storia bella di amicizia, di solidarietà e di determinazione, senza pietismo. È anche una riflessione sulla propria esistenza, sulle doti e i limiti di ciascuno. Anche Patrick in certi momenti ha bisogno di essere “spinto” da Justin e non solo il contrario. Fermo restando che a “spingere” tutti è sempre e solo l'amore, che rende possibile quello che all'apparenza sembra impossibile. Commovente, in questo senso, anche l'abbraccio finale con le rispettive mogli e i figli sulla piazza di Santiago de Compostela a significare il sostegno delle famiglie.
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