«Il muro dà, il muro prende: come la vita». Parola di Gerry Scotti, filosofo del game show, inossidabile conduttore del genere, questa volta alle prese con un gioco a quiz tra Luna Park e reality. Il muro è quello di The Wall (Il Muro, appunto), che con i suoi dodici metri di altezza domina il Palatenda di Milano da dove va in onda il nuovo preserale di Canale 5, dal lunedì al venerdì alle 18,45. Il format non è originale: è di origine statunitense ed è stato ripreso già da tredici tv estere. La versione italiana, che non è stato possibile adattare per la blindatura di chi detiene i diritti, si avvale dell'esperienza di un presentatore che ha condotto più di quattromila puntate di telequiz per le reti Mediaset. E al di là del valore del format, la professionalità del fedelissimo di Cologno Monzese sta nel condurre ogni puntata come se fosse la prima volta. Se dunque Gerry Scotti è una garanzia, va comunque dato atto a Mediaset di avere avuto il coraggio di sospendere Caduta libera per sperimentare questo game-show, che a ogni puntata delle cinquanta previste vede la partecipazione di due concorrenti legati da un vincolo familiare. Nella prima parte rispondono in coppia ad alcune domande per formare un montepremi in base a una sorta di flipper verticale gigante da cui scendono delle grosse palle che in modo casuale, sbattendo di qua e di là (come sui chiodi dei vecchi giochi da fiera di paese), finiscono in caselle contrassegnate da uno a centomila euro. In caso di risposta esatta si somma, in caso di risposta sbagliata si sottrae. Nella seconda parte del gioco i due vengono divisi e chi risponde alle domande viene isolato senza conoscere l'andamento del gioco con il muro. La parte sgradevole, almeno per il momento, sta negli urli un po' sguaiati dei concorrenti che “incitano” le palle a finire nelle caselle con le cifre più alte o più basse a seconda del caso. C'è poi il momento finale del “faccia a faccia” tra i due concorrenti (finora piuttosto esuberanti) che sa tanto di reality, ma molto costruito. A livello di episodi c'è la tristezza per risposte che denotano ignoranza in fatto di storia dell'arte, ma soprattutto di religione: «In un celebre affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina l'indice di Dio sfiora l'indice di... Adamo, Isacco, Giacobbe o Mosè?». Risposta, ahinoi: «Mosè».
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