Ha suscitato una certa eco sulla Rete l'intervista che monsignor Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha rilasciato a Giovanni Panettiere per i giornali consorziati nel "QN" ( tinyurl.com/y7hwkoep ), a qualche giorno di distanza dall'impressionante incidente avvenuto sulla tangenziale della città. Il titolo è sufficientemente "caldo" da far pensare che, in tale eco, abbia avuto la sua parte: «La mano di Dio sulla tangenziale». A sua volta, chi ha ripreso l'intervista ha continuato a spingere su quel titolo; "Il Giornale" ( tinyurl.com/y8kxozqb ) l'ha anche approfondito, con un dibattito a due e relativi seguiti digitali. Ma non si può, onestamente, accusare il titolo di avere tradito il contenuto dell'articolo, che è ben misurato sia nelle domande sia nelle risposte. Il vescovo Zuppi vi appare tanto disposto a riconoscere, «considerando che c'è stato per un incidente così grande un solo morto», che «ha agito la Provvidenza in appoggio ai soccorritori» (ciò su cui il titolo insiste), quanto consapevole che la Provvidenza è «un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad avvertire in ogni cosa, compreso il dolore. Ossia anche quando il dono purtroppo non c'è». Mi sono apparse dunque eccessivamente severe le reazioni di Renato Pierri, su "Politicamente corretto" ( tinyurl.com/y7zhotft ), e di don Aldo Antonelli, su "Adista" ( tinyurl.com/yaq6n6jh ), e quelle consonanti lette in alcuni commenti su Facebook. Io non so se Dio abita o no «nei casi fortuiti della cronaca», e neppure se è intervenuto in questo e non in altri eventi «poiché ha una particolare simpatia» per Bologna. Ma non si può negare, a chi dei casi di cronaca è protagonista, la possibilità di farsi delle domande, e la libertà di darsi delle risposte. Le une e le altre hanno percorso in questi giorni la città. Dando loro voce, facendole proprie e interpretandole, credo che monsignor Zuppi abbia solo fatto… il vescovo.
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