giovedì 13 novembre 2003
Non c'è solitudine senza silenzio. Il silenzio è talvolta tacere, ma è sempre ascoltare. Un discorso buono è come argento, ma il silenzio è oro puro. Sto leggendo un articolo su una rivista religiosa. Il tema è quello dell'esercizio all'ascolto e l'argomento trascina con sé inevitabilmente il parallelo del tacere. L'autore ricorre a varie citazioni di maestri spirituali, anche se non ne indica la fonte precisa. Ne scelgo due, cronologicamente distanti tra loro. La prima frase è di Madeleine Delbrêl, una donna francese, nata nel 1904, dedicatasi al servizio e alla testimonianza di Cristo nei quartieri periferici parigini, vivendo un'esperienza di carità e di mistica quotidiana, fino alla morte avvenuta nel 1964. La sua è una considerazione capitale: il silenzio non è solo e sempre tacere. Può, anzi, essere strumento di un dialogo intimo e prezioso. Non per nulla gli innamorati, quando hanno esaurito il bagaglio delle parole, stanno insieme in silenzio, guardandosi negli occhi. E quel tacere è molto più eloquente di ogni frase pronunziata. Io sottolineo soprattutto la necessità (e la capacità) di ascoltare: è un atto tutt'altro che facile perché implica partecipazione e condivisione e va ben oltre il mero stare a sentire. Era ancora la Delbrêl a scrivere, in un'opera intitolata appunto Silenzio (ed. Gribaudi 1999), che «quando si ama, si vuole ascoltare l'altro, solo, senza che voci estranee ci vengano a turbare». Per molti l'essere ascoltati con amore è già un dono e una liberazione. Ma per ascoltare è necessario il silenzio che è "oro puro", come si dice nell'altra citazione, attribuita al mistico medievale domenicano Giovanni Taulero (1300-1361), suggello ideale alla nostra riflessione.
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