Competitività. Ormai è la parola d'ordine è questa. L'indicazione è semplice: occorre essere tutti competitivi in tutto, anche in agricoltura. E con ogni mezzo possibile, anche i decreti legge. Altra cosa, poi, è ciò che pensa il mercato. Di questa situazione, proprio negli ultimi giorni, le cronache ci forniscono buoni spunti di analisi. Dopo un lungo e tortuoso percorso, il decretone che dovrebbe rilanciare la competitività dell'economia nazionale ha visto finalmente la luce con, ovviamente, alcuni risvolti anche per le imprese agricole. Si tratta, in sintesi, di provvedimenti sul fronte dell'Iva agricola e dell'Irap. Ottime cose, ma non certo risolutive dei problemi del comparto, hanno spiegato i sindacati degli agricoltori riflettendo magari più opinioni politiche che di sostanza. "Per il sistema imprenditoriale italiano, e soprattutto per l'agricoltura, c'è l'esigenza - ha spiegato il presidente della Cia Giuseppe Politi - di politiche realmente propulsive. Il decreto, invece, contiene misure inadeguate per fronteggiare l'attuale difficile situazione. Occorrono risorse finanziarie e strumenti certi". Mentre Paolo Bedoni, di Coldiretti, ha detto che "è stata finalmente approvata una misura strategica per sostenere, con la fiscalità, la competitività delle imprese agricole e per accrescerne la capacità di credito e di capitalizzazione". I cambiamenti sull'Iva e sull'Irap, infine, sono stati giudicati un "primo passo positivo" da Confagricoltura che si aspetta molto adesso dal futuro Dpef e dalla legge Finanziaria che dovranno "porre rimedio ai numerosi nodi irrisolti, sul piano dell'efficienza e competitività del sistema economico".
Altro, tuttavia, è quello che si muove sul mercato e
ciò che davvero rende vincenti sul fronte della concorrenza. Perché proprio parlando di competitività, questa si conquista osservando il mercato, l'evoluzione della domanda, i consumi, le nuove tecnologie. Si conquista trovando nuove aggregazioni d'offerta, innovativi percorsi per arrivare al consumatore finale. Insomma, che servano "politiche realmente propulsive" è vero, che occorra sciogliere i numerosi "nodi irrisolti" anche. Così come è chiaro che non è sufficiente limitarsi all'Iva e all'Irap ma è necessario guardare anche allo scenario internazionale e al Wto.
Intanto, ci sono le indicazioni che giungono dai diversi mercati. Come quelle, sempre di questi giorni, del turismo del vino. Certo, si tratta di un mercato di nicchia che, però, la può dire lunga sul mutamento dei consumi. Secondo una indagine Censis servizi e Movimento Città del vino - presentata questa settimana - il cosiddetto enoturismo oggi vale 4 milioni di enoturisti, quasi 2 miliardi di euro di consumi turistici. Un fatturato che potrebbe raddoppiare nei prossimi 5 anni. Negli ultimi 10 anni i turisti enogastronomici sono aumentati al ritmo del 6% l'anno. La morale? Probabilmente oltre ad un'Iva agevolata le aziende devono andare in cerca - appena possono - dei mercati che crescono.
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