Sulle città demolite
sabato 20 luglio 2024
Vasilij Grossman scrittore in Russo del 1900 entrava da soldato in una città sconvolta, durante la Seconda guerra mondiale. Pensava a quanto lavoro umano l’aveva edificata. Dalle macerie ricostruiva con l’immaginazione i cantieri e i mestieri impegnati a realizzarla. Sentiva il bisogno d’immaginare il tempo delle costruzioni. Non osava chiamarlo pace, parola astratta dentro quella guerra. La specie umana al suo meglio è artigiana, operaia, non artista. Al suo peggio è impresaria di distruzioni. Sono entrato in città sventrate dai bombardamenti. In una ci sono pure nato. Non mi è venuto né mi viene in mente il pensiero di Grossman sull’operosità umana calpestata e demolita. Credo che ogni edificio sia destinato al crollo. In una città demolita dalle artiglierie di terra e aria riconosco la macchina del tempo che disfa, disintegra, a turno, con quella che restaura, innalza, rinnova. Nelle rovine delle guerre vedo le forze che le spazzeranno per costruirci sopra. Sulle fosse comuni vedo i fiori piantati dalla generazione seguente. Sulle ceneri degli incendi ricomincia il bosco. Sulle navi affondate s’impiantano i coralli. Ma sulle cicatrici dei dolori non vedo ricrescere niente. © riproduzione riservata
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