Su SkyTg24 il disagio dei “Ragazzi interrotti”
giovedì 25 febbraio 2021
Mattia, 18 anni, frequentava il Liceo scientifico, adesso non più. E pensare che alle elementari e alle media aveva tutti 10. Ma proprio per questo, all'ammirazione di pochi, corrispondeva l'invidia di molti. Ha finito così per essere vittima di bullismo. Da quel momento le cose sono cambiate. Il rapporto con la scuola si è incrinato. Poi, per fortuna, ha trovato dei professori che lo hanno "guardato negli occhi", lo hanno capito e aiutato. Fino a che non è arrivata la Dad, la Didattica a distanza, e le cose sono cambiate di nuovo: «I professori non vedevano più degli occhi ma dei pixel, mentre noi - racconta il ragazzo - ci stavamo isolando. Io ho avuto un crollo, ho perso 10 chili, ero ancora più solo di prima, avrei voluto che qualcuno mi guardasse negli occhi, non avevo più fiducia in niente e ho abbandonato la scuola». Quella di Mattia, che adesso non esclude di riprendere gli studi se passa l'emergenza sanitaria, è una delle cinque storie della serie Ragazzi interrotti che SkyTg24 sta proponendo in questi giorni all'interno delle principali edizioni del telegiornale, sul sito skytg24.it, ondemand e sui canali social. Si tratta di pillole di sei minuti, con una narrazione senza filtri, fatta dalla viva voce di studenti delle superiori, in uno studio spoglio (una poltrona, un muro senza intonaco e un accenno di libreria), con poche inquadrature alternate e le principale frasi riproposte in sovrimpressione. Solo nel finale, sui titoli di coda, viene chiesto ai ragazzi la scuola ideale, che ovviamente, secondo loro, non può prescindere dall'essere in presenza. Comunque, quanto proposto da SkyTg24 (a cura di Ilaria Iacoviello e Stefano Sassi, con la supervisione del direttore Giuseppe De Bellis, del vicedirettore Omar Schillaci e la regia di Francesco Venuto) non è un attacco all'istituzione scolastica, è semplicemente un modo, tra giornalismo tradizionale e linguaggi dei nuovi media, di portare alla luce un disagio giovanile che rischia di rimanere nell'ombra e di non essere colto nella sua gravità.
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