Sulla piattaforma di Netflix è arrivata a compimento la serie Lupin di cui all'inizio dell'anno erano state messe in rete le prime cinque puntate. Adesso sono tutte e dieci a disposizione. Il racconto si è in qualche modo concluso. Non diremo come. Segnaliamo soltanto la possibilità di un seguito, visto anche il successo, tra l'altro meritato, che ha riscosso questa serie francese con Omar Sy nei panni del protagonista: non un Arsenio Lupin dei giorni nostri, ma un personaggio che si ispira ai libri, conosciuti a memoria, che lo scrittore Maurice Leblanc ha dedicato al ladro gentiluomo all'inizio del Novecento. Come Lupin è astuto e ironico, ma si chiama Assane Diop ed è di origini senegalesi. Anche lui ruba e si traveste, ma non per arricchirsi, bensì per scoprire la verità sulla morte del padre avvenuta venticinque anni prima. All'epoca, infatti, il genitore si suicidò in carcere non reggendo alla falsa accusa del furto di una preziosa collana. Un losco uomo d'affari, Hubert Pellegrini, lo aveva incastrato per intascare i soldi dell'assicurazione. Adesso Assane più che la vendetta vuole che la verità emerga pubblicamente. Per arrivare allo scopo dovrà lottare e non poco, mettendo a rischio anche l'incolumità del figlio, anche lui appassionato di Lupin. Ma la cosa più interessante è che la storia si svolge su due livelli: il presente narrativo e il passato, che a sua volta, attraverso flashback, ci riporta indietro ai tempi di Assane quattordicenne oppure soltanto alle ore precedenti. I ritorni al passato servono nel primo caso a capire perché oggi Assane è quello che è, mentre nel secondo caso spiegano gli stratagemmi che Assane ha messo in atto. Il duplice piano della narrazione, oltre a favorire i colpi di scena, fa sì che il telespettatore resti affascinato dall'arguzia del protagonista, ma anche dalla sua volontà di ricomporre i rapporti con la moglie e il figlio.
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