Stop al permesso di lavoro a chi entra in Italia per motivi religiosi
giovedì 12 novembre 2015
Non perde colpi l'immigrazione per motivi religiosi. Gli stranieri entrati in Italia per esercitare un ministero di culto – un misto di cattolici, copti, ortodossi, musulmani ed altri – hanno ottenuto negli ultimi anni il rilascio di oltre 29 mila permessi per motivi religiosi. Un numero decisamente elevato per questa fascia dell'immigrazione e che per le sue caratteristiche sfugge alla programmazione delle quote annuali degli ingressi per motivi di lavoro.Un decreto ministeriale del 2000 richiede requisiti e condizioni stringenti per il rilascio di questi particolari permessi, come una documentazione originaria sullo status di ministro di culto, garanzie circa le attività che saranno svolte durante il soggiorno in Italia, la disponibilità di mezzi di sussistenza personali oppure a carico di enti religiosi.Il rigore del decreto non ha impedito tuttavia una crescita di richieste per convertire il permesso già ottenuto per motivi religiosi in permesso di lavoro dipendente o autonomo. Un fenomeno crescente, tanto da far prevedere ulteriori difficoltà nella già difficile gestione dell'immigrazione, e che in ogni caso crea disparità di trattamento nelle procedure che devono osservare quanti desiderano entrare in Italia per motivi di lavoro. La materia della conversione dei permessi di soggiorno presenta non pochi aspetti interpretativi. Diversi Tribunali amministrativi regionali hanno già accolto ricorsi degli interessati, dichiarando legittima la richiesta di conversione. Pareri contrari invece dal Ministero dell'Interno.Lo scorso giugno la Camera dei deputati ha impegnato il Governo ad emanare un'apposita circolare per chiarire in maniera definitiva la facoltà di convertire il permesso di soggiorno per motivi religiosi. Nell'istruire la circolare e per uscire dalla sua impasse, il Ministero ha chiesto un preventivo parere del Consiglio di Stato (n. 1048/2015) sulla materia. E la materia – ha deciso il Consiglio – non può essere interpretata in maniera estensiva. Infatti l'unica ragione per cui un cittadino straniero può ottenere il permesso di soggiorno per motivi religiosi è quella di svolgere nel territorio nazionale un'attività strettamente collegata al proprio ministero religioso. Se questo presupposto viene a mancare, perché il titolare del permesso intende dedicarsi ad una attività lavorativa, viene meno la condizione originaria per il suo ingresso e la sua permanenza nel territorio nazionale. Inoltre il permesso religioso segue un iter particolare e agevolato, e il suo rinnovo è previsto solo fino a quando il beneficiario si dedica ad attività di religione e di culto.
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