Isaac Singer e Tadeusz Borowski, a pensarci bene, non sarebbero stati gli stessi senza Joseph Conrad. Ricordo l'emozione provata da ragazzo risalendo insieme a Marlow il fiume Congo in Cuore di tenebra. Bislaccamente mischiavo quest'avventura interiore coi ragionamenti filosofici dei personaggi di Krzysztof Zanussi, i quali discutevano sul senso del mondo in certi film che venivano proiettati alla televisione italiana a tarda sera quando ero piccolo.
Mi fece impressione scoprire in Novyi Sad una targa commemorativa nel ricordo di Apollo, padre di Joseph, il quale venne deportato a Vologda, in Russia, dall'impero zarista. Il figlio lo seguì. Sono stato anche lì, nella patria di Varlam Salamov, partendo in treno dalla stazione di Jaroslav a Mosca. Conrad! Il romanticismo antiquariale di questo grande scrittore rappresenta un esito stupendamente incongruo del romanzo russo ma, allo stesso tempo, è la risposta slava all'individualismo americano di Herman Melville.
Alzo gli occhi e vedo Frol, uno studente moldavo che idolatra Vladimir Putin. È filorusso. Per i suoi compatrioti un traditore. Dietro di lui adesso scorre il Tevere. Ecco cosa può essere la scuola: una stazione di smistamento fra la nostra vita e quella degli altri. Clessidra del tempo e campo magnetico.
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