Ogni sera tre concorrenti (cantanti amatoriali o
appassionati di musica) si sfidano in una sorta di karaoke in cui a un tratto scompaiono testo e musica. A quel punto si deve essere capaci di continuare a cantare azzeccando le parole del brano interrotto. Il gioco si svolge su tre prove a eliminazione («Le sei categorie», «Il duello» e «La scalata»). All’ultima arriva un solo concorrente. Il vincitore della puntata ritorna la sera dopo per confrontarsi con due nuovi sfidanti. In premio ogni volta un massimo di 5 mila euro. Questo è Don’t forget the lyrics - Stai sul pezzo, in onda dal lunedì al venerdì alle 20,20 su Nove, immutabile da quattro stagioni e fortunatamente meno incline di molti altri game show alla promozione del gioco d’azzardo, visto anche il modesto montepremi e la quasi impossibilità ogni volta di riuscire ad aggiudicarsi il massimo dovendo superare ben cinque gradini di difficoltà a valore economico crescente. E poi, qui, non c’è solo la fortuna o il caso, bisogna mostrare una certa capacità nel canto e soprattutto avere una memoria di ferro. Si tratta, è vero, di un settore se vogliamo piuttosto frivolo, quello della canzone leggera, ma la memoria è pur sempre la memoria. E questo è già tanto. Ma Don’t forget the lyrics - Stai sul pezzo (che si rifà all’omonimo format statunitense) è anche uno dei preserali più vivaci grazie in particolare alla conduzione di Gabriele Corsi, che continua a dimostrarsi a suo agio in un programma che funziona anche da colonna sonora facendo riascoltare canzoni piuttosto conosciute. Ma soprattutto c’è il coinvolgimento del pubblico a casa. Lo abbiamo detto più volte: il successo di questi game show dipende molto dai telespettatori (mediamente in questo caso poco meno di 600 mila a puntata), che a loro volta provano a indovinare le parole delle canzoni, magari canticchiandole. © riproduzione riservata