Tra la zizzania digitale di fake-news e/o bufale proliferata intorno alla catastrofe del viadotto di Genova (da una falsa copertina di "Charlie Hebdo" al falso profilo che ha auspicato che il crollo avesse colpito solo «terroni»), vi è un post che ferisce con particolare violenza i sentimenti, compreso il sentimento religioso. Si tratta della falsa lettera del padre di Marta Danisi, l'infermiera ventinovenne perita insieme al fidanzato. È stata smascherata lo scorso venerdì dalle fonti specializzate in questo genere di giornalismo, come bufale.net ( tinyurl.com/ycghvvwx ), riprese da alcuni siti d'informazione generalista; ma prima si era guadagnata, essendo ritenuta vera, like, commenti e condivisioni a migliaia. Il suo autore, ispirandosi a un omologo sciacallo attivo all'indomani della strage del Bataclan, ha infatti costruito (con tanto di efficacissimo titolo: «Scrivi quando arrivi»), la storia verosimile di una vita spezzata all'inizio delle vacanze, e di un padre straziato. Che conclude l'epitaffio con una preghiera: «Io piango chiedendo a Dio la forza per svegliarmi domani e vivere con la tua stessa volontà», e una speranza: «Scrivi quando arrivi, in paradiso». Certo, non poteva mancare una spruzzata di trascendenza per aggiungere credibilità a questa fiction. Ma essa offende anche altre cose sacre, come i sentimenti della famiglia della giovane donna, il cui vero padre è morto a 41 anni, e lo stesso vissuto religioso dei due fidanzati, impegnati nel coro della parrocchia di Pisa dove si stavano preparando al matrimonio e dove sono stati celebrati i funerali, come ha già raccontato "Avvenire" ( tinyurl.com/ydb8o289 ). Non so se l'autore del falso abbia agito sulla base di motivazioni politiche o semplicemente per lucrare un po' di clic dalle brave persone che, saputo dell'inganno, hanno convertito la loro commozione in sdegno. Sono certo però che ha aggiunto, nel suo piccolo, dell'altro male a una tragedia. Complimenti.
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