Il naufragio del 3 ottobre 2013 a mezzo miglio da Lampedusa poteva essere evitato, 368 vite umane potevano essere salvate. È la tesi forte che sostiene Spotlight, il programma d'inchiesta di Rai News 24, nella puntata dal titolo «3 ottobre, il naufragio di Lampedusa ancora senza verità», a firma di Valerio Cataldi e Raffaella Cosentino, andata in onda ieri sera alle 21,30 e che oggi e domani sarà replicata rispettivamente alle 18,30 e alle 9,30. I pochi sopravvissuti, rintracciati in giro per l'Europa, sostengono che la notte del naufragio due imbarcazioni si avvicinarono al barcone, la prima puntando un faro, la seconda girando intorno. Dopo di che sarebbero rientrate velocemente verso Lampedusa senza nemmeno avvisare la Capitaneria di porto. A quel punto, quello che viene definito «il capitano» del barcone, avrebbe incendiato la propria maglietta cospargendola di benzina per utilizzarla come torcia per farsi vedere. Di fatto avrebbe provocato un incendio e lo spostamento improvviso dei profughi con l'inevitabile rovesciamento del barcone. Su quel momento, le testimonianze raccolte da Cataldi e Cosentino si fanno ancora più drammatiche e a quelle dei superstiti (rafforzate dal doppiaggio affidato alle voci tra l'altro di Francesco Pannofino e Francesco Venditti) si aggiungono quelle dei primi soccorritori. Ma oltre a ricostruire quelle ore drammatiche, l'inchiesta di Spotlight, concentrata in mezz'ora e per questo più efficace, presenta documenti esclusivi e testimonianze inedite sulle due imbarcazioni fuggite senza prestare soccorso di cui solo una è stata identificata mentre resta il mistero sull'altra, che alcuni sopravvissuti non escludono potesse trattarsi di un'imbarcazione militare. In ogni caso, come conclude Salomon Asefa, uno dei sopravvissuti, a proposito degli uomini che c'erano sopra, «se avessero avuto un cuore non ci avrebbero mai abbandonati in mare».
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