
In Sudan, nel Nordafrica, è in corso una catastrofe umanitaria che si consuma in un silenzio agghiacciante. Lo ribadiva “Avvenire” appena qualche giorno fa raccogliendo l’appello di organizzazioni della società civile: dalla Comunità di Sant’Egidio a Medici senza Frontiere, da Libera a Nigrizia, dai Missionari comboniani all’ex direttore ora eurodeputato Marco Tarquinio. Questo giornale è uno dei pochi che ha sempre tenuto desta l’attenzione su un Paese dilaniato da una guerra civile che vede contrapposti l’esercito sudanese ai paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rapid support forces: Rsf) e che ha provocato 12 milioni di sfollati interni e quasi 4 milioni di rifugiati in Egitto, Ciad e Sud Sudan, mentre la metà della popolazione è a rischio fame. Domenica sera, molto opportunamente, anche lo Speciale Tg1 ha accesso i riflettori su quello che Valerio Cataldi, l’autore del reportage dal titolo Sudan, la guerra dimenticata, definisce un «vero e proprio genocidio» ad opera delle Rsf. Il giornalista, da qualche anno corrispondente Rai da Nairobi, è partito dal confine con il Chad, che ha accolto oltre un milione di rifugiati, molti dei quali provenienti dal Darfur, la regione più tormenta del Sudan, dove la popolazione subisce violenze inaudite. «Chi varca questo confine – spiega Cataldi – sono rifugiati in cerca di protezione internazionale». Dopo di che l’autore del reportage si è spinto attraverso il deserto nel Sudan in guerra. Da Omdurman, sulla riva del Nilo, è arrivato fino a Khartoum dove infuria ancora la battaglia per la capitale. Ha poi raggiunto i Monti Nuba accompagnato dal missionario comboniano padre Renato Sesana, che tutti in Africa chiamano Kizito, nome con il quale lui stesso si ribattezzò quando scoprì la storia di 22 ragazzi martirizzati in odio alla fede, in Uganda, a fine Ottocento. Il più piccolo di loro si chiamava appunto Kizito. Sui Monti Nuba vive l’omonima tribù in guerra da sempre per difendere la propria identità. Lo Speciale Tg1 ha così raccontato, con l’aggiunta di questo capitolo, il dramma del Sudan attraverso la forza delle testimonianze, ma soprattutto delle immagini, alcune anche molto cruente, a partire da quelle di repertorio della repressione che nel 2019 soffocò nel sangue la rivoluzione contro la dittatura fino a quelle attuali della guerra iniziata nella primavera 2023. Anche Cataldi con la sua troupe è finito a un certo punto sotto il fuoco dei cecchini. Impressionanti, infine, le immagini dei bambini di Omdurman che giocano alla guerra, ma che di fatto si addestrano a combattere, pronti ad abbandonare ben presto le armi giocattolo per quelle vere. Il viaggio nel cuore del conflitto sudanese (recuperabile su RaiPlay) è stato realizzato dal team della sede di corrispondenza Rai di Nairobi. Con Cataldi hanno collaborato Thomas Ndirangu, Amaury Falt-Brown e James Mburu.
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