«Ora mentre Hank dormiva lei rimaneva spesso sveglia e provava a pregare. Voleva innamorarsi di Dio. Voleva che le Sue dita sfiorassero ogni giornata per ridare significato a quei semplici doveri che ora le indebolivano lo spirito: allora avrebbe continuato a svolgere atti terreni, ma sarebbero stati in comunione con Dio. Pulire la casa sarebbe stato un atto di perdono e pazienza sotto il Suo sguardo pieno di calore. Ma Edith sapeva che era inutile. Ci credeva, ma non aveva abbastanza fede. Non riusciva a portare Dio sotto il suo tetto e nella sua vita. Dio l'avrebbe accolta solo il giorno della sua morte». Andre Dubbus è uno scrittore americano morto nel 1999, gradissimo autore di racconti, uno dei migliori del secondo Novecento yankee. In questo Non abitiamo più qui (Mattioli 1885), sono contenuti 3 racconti diversi. In quello qui rievocato Dubbus riferisce la ricerca spirituale di un personaggio, Edith, continuamente tradita dal marito Hank. La sua domanda religiosa vuole sposarsi con la quotidianità di un'esistenza anonima, intrappolata tra le faccende di casa e i tradimenti del marito. Edith sa che dovrebbe fare così, dovrebbe «portare Dio sotto il suo tetto». Anche noi lo sappiamo, ma raramente ce la facciamo. Ma già il provarci ci rende degni del nome che portiamo.
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