Il sistema di sostentamento del clero italiano segna un modesto ma significativo passo in avanti. I vescovi italiani, riuniti nella 56° assemblea generale tenuta la scorsa settimana a Roma, hanno stabilito una diversa computabilità, all'interno del sistema, della pensione sacerdotale maturata all'Inps nel Fondo di previdenza del clero. La parziale revisione del sistema, avviata con i provvedimenti adottati lo scorso marzo dal Consiglio permanente (l'incremento di due punti sulla remunerazione che spetta ai parroci in condizioni disagiate, a causa della conduzione contemporanea di più parrocchie, ed un punteggio aggiuntivo affidato all'attribuzione discrezionale dei vescovi a favore dei sacerdoti secolari che si trovano in condizioni di particolare onerosità) si completa con la recente determinazione della Conferenza episcopale, andando incontro alle maggiori esigenze economiche dei ministri di culto inseriti nel sistema di previdenza integrativa, il sistema che tutela i vescovi emeriti ed i sacerdoti secolari dichiarati emeriti oppure dichiarati dall'ordinario, in qualsiasi età, inabili al ministero pastorale. Solo incidentalmente l'inabilità dichiarata può coincidere con l'invalidità civile o con l'invalidità pensionabile delle varie forme di previdenza obbligatoria.
L'attuale ordinamento prevede che l'assegno di previdenza integrativa sia collegato alla media dei punti attribuiti rispettivamente ai vescovi (101 punti) ed ai sacerdoti (108 punti) dal sistema di sostentamento del clero, garantendo, in alcuni casi, anche un importo minimo.
L'importo dell'assegno è tuttavia condizionato sia dalla pensione percepita dal sacerdote per eventuali attività lavorative (computata per intero) sia dalla pensione di vecchiaia o di invalidità del Fondo clero (finora computata per la metà). Di fatto, il trattamento economico complessivo risulta inferiore al sostegno percepito prima di entrare nel sistema di previdenza integrativa. E questo proprio negli anni in cui l'età avanzata, superiore ai 75 anni, e le condizioni di salute richiedono un sostegno economico adeguato alle più accentuate esigenze personali.
Di qui l'attenzione dell'Assemblea generale della Cei a questo particolare aspetto dell'assistenza ai sacerdoti anziani, il cui numero è in crescita costante. L'Assemblea ha ritenuto di dover intervenire sul criterio di computabilità dei trattamenti pensionistici, stabilendo che la pensione del Fondo Clero sia computata nella misura di un quarto anziché della metà. Resta ferma la computabilità per intero delle pensioni diverse da quella liquidata dalla previdenza sacerdotale. In soldoni, il nuovo provvedimento consente di attribuire al sacerdote, mediamente, un importo aggiuntivo di 160 euro mensili lordi, soggetti alle dovute ritenute di legge.
Il nuovo provvedimento, inviato alla recognitio della Santa Sede, avrà effetto a partire dal prossimo anno.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: