
Prendendo a prestito un famoso ritornello di Orietta Berti, Piero Chiambretti è tornato in tv con il programma Fin che la barca va, «pillola» quotidiana nell’ormai tradizionale access prime time di Rai 3 (lo spazio tra i tg e la prima serata, dalle 20,20 alle 20,45 dal lunedì al venerdì) in cui si stanno alternando alcune tra le proposte più interessanti della rete: di recente Via dei Matti n° 0, in precedenza La gioia della musica o Nuovi eroi, in passato Che succ3de? o ancora Sconosciuti, Voxpopuli e Che ci faccio qui. Chiambretti questa volta esce dagli studi per tornare all’aperto, ma non più alla strada, che ha fatto la sua fortuna iniziale, bensì al fiume, in navigazione sul Tevere e per di più materialmente e simbolicamente controcorrente: dall’Isola Tiberina a Castel Sant’Angelo. Venticinque puntate in cui ogni volta, dopo il tramonto, il conduttore (ammiraglio, mozzo,… a bordo della motonave «Livia Drusilla») invita un personaggio del giornalismo, della cultura, della politica, dello sport, del costume e dello spettacolo per una chiacchierata a tutto campo partendo dall’attualità. Primo ospite monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio oltre che prestigioso collaboratore di questo giornale. Da uomo di televisione piuttosto navigato (è proprio il caso di dirlo), l’arcivescovo Paglia ha tenuto testa a Chiambretti (per la verità nella circostanza meno «pierino» del solito) parlando delle condizioni di salute del Papa, del rapporto di ciascuno di noi con la malattia e la morte, ma anche della situazione internazionale e delle possibili vie diplomatiche e personali per la pace. Non sono mancati insomma spunti di riflessione. Lo stesso si può dire, almeno in parte, per il secondo ospite, il giornalista e storico Paolo Mieli. Con lui Chiambretti è stato un po’ più «pierino» con qualche battuta più a doppio senso che controcorrente. Non sono però mancati nemmeno in questo caso ragionamenti su temi impegnati. Mentre Barbara Alberti, terza ospite, si è mostrata non proprio attenta alla realtà nell’affermare di non aver visto da parte del papato una potente posizione contro la guerra. Forse negli anni, nei mesi e nei giorni scorsi era distratta. A parte questo e agli altri ospiti della settimana, per quanto riguarda il programma, al di là della metafora dell’essere tutti sulla stessa barca e di navigare a vista in una situazione di grande precarietà, resta da capire quanto il viaggio lungo il fiume possa aggiungere di realmente originale a un format che si risolve in un’intervista a sera sia pure controcorrente. Di sicuro restano i suggestivi scenari notturni della Roma che si specchia sul Tevere, mentre la vita scorre e noi scorriamo con lei: «Fin che la barca va lasciala andare», cantava la Berti, «ma devi remare!», aggiunge Chiambretti.
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