«Quando visitiamo un parco possiamo, così, passare da una visita distratta e distante, e da sensazioni puramente epidermiche, a considerare in libertà un'infinità di contenuti multimediali, multilingua, partendo da quelli classici come foto, audio, video, animazioni e quiz fino a mappe concettuali generative ed elementi di realtà e conoscenza aumentata». Così Saverio Fossati presenta l'app Smart Park, un modello di «connessione tra l'uomo e il territorio che trasforma il solito smartphone in un ponte verso la curiosità e la consapevolezza». A qualche prof di scuola superiore salirà sulle labbra un sorriso, ripensando ai viaggi d'istruzione quando, davvero, quelle visite alle città straniere, ai loro lussureggianti giardini e, specialmente, alle interminabili Sale dei Musei, vedevano la loro scolaresca non solo distratta e distante ma pure assonnata e riottosa. E gli accompagnatori, disperati, iniziavano a fare richiami oppure, più sovente, chiudevano un occhio su quelli che, invece di ammirare le opere d'arte, restavano rapiti dai capelli della compagna più bella. Aumentare la conoscenza della realtà è cosa molto buona e speriamo che riesca a farlo la Smart Park. Se no dovremo rassegnarci a guardarla magari a occhi chiusi, trascinati dai sogni.
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