Non c'è niente che renda impotenti come il terremoto e che segni una netta divisione tra un prima e un dopo nel caso di catastrofi come quelle che hanno colpito il nostro Paese anche solo negli ultimi sessant'anni (Belìce, Friuli, Irpinia, L'Aquila, Italia centrale…). Per chi sopravvive niente sarà come prima. A parte l'eventuale morte di congiunti e amici, che provoca il dolore più grande, il trauma vissuto rimarrà indelebile. Ed è quello che è successo anche ad Alessandro Preziosi, vittima del terremoto dell'Irpinia, nel 1980, quando aveva sette anni. Da quell'esperienza è nato un intenso documentario, La legge del terremoto, in prima tv venerdì sera su Sky Arte, con Preziosi protagonista, autore, narratore e per la prima volta regista, che ha messo insieme immagini di repertorio, testimonianze, ricostruzioni animate e una sorta di fiction scegliendo di raccontare come sarebbe stata e cosa avrebbe fatto da grande Eleonora Di Girolamo, la bambina di sette anni come lui, simbolo del terremoto del Belìce, estratta viva da sotto le macerie dopo due giorni, all'apparenza in buone condizioni, e poi morta, inaspettatamente, una volta ricoverata in ospedale. Commovente il ricordo dell'ex vigile del fuoco che la portò via in collo. Impressionanti gli occhioni della bambina nelle immagini d'epoca. Dopo di che Preziosi immagina che Eleonora sia diventata restauratrice, che lo accompagni a Gibellina tra i dedali del famoso Cretto di Alberto Burri, nella chiesa trasformata in museo e infine nel cimitero davanti alla lapide della piccola Eleonora. A quel punto si dissolve chi l'ha impersonata sessantenne. In questo senso, l'opera di Preziosi è più film che documentario, anche per il taglio poetico dei testi, tanto che se c'è qualcosa di superfluo è nel contenuto di alcune testimonianze.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: