Maria, Signora dell’Avvento, insegnaci cosa significhi essere gravidi di Dio. Insegnaci questa arte grandiosa e accessibile di generare il divino, di risvegliarlo lentamente in ogni cuore, e come una luce necessaria quando la notte avanza o il vuoto si fa pesante. Insegnaci ad abbracciare con speranza la vulnerabilità, quella altrui e la nostra. Insegnaci a liberarci dalle idealizzazioni e dai loro inganni. Insegnaci che la fedeltà all’Onnipotente si realizza nella cura di ciò che è totalmente fragile, e che i grandi viaggi dipendono dai piccoli passi. Insegnaci ad accogliere quello che viene da Dio e che non capiamo, o capiremo solo dopo. Insegnaci a saper ringraziare (e pertanto a schiarire, a rendere limpidezza), anche quando ci costa. A ringraziare per i giorni facili e per i giorni foschi; a ringraziare per ciò che è palese e per ciò che è coperto; per il superficiale e per il verticale; per la mansuetudine della brezza e l’impeto del vento. A ringraziare per la forza e per il fallimento; per quanto abbiamo portato a termine e per ciò che ci appare incompiuto, per quello che arriviamo a vedere completo, o solo disperso in povere briciole. Perché a modo suo ogni cosa ci integra in quel girotondo che può essere la vita, un girotondo che si allarga sempre più. Insegnaci a scoprire in noi la capacità di moltiplicare la gioia; di mediare la speranza che mostra strade sempre nuove; di facilitare la grazia che potenzia i nuovi inizi.
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