Èterribilmente facile lasciarsi cadere nello scoramento, abbassare la testa e alzare le mani, e arrendersi. La tentazione è lì, sempre in agguato, e in qualche modo ci affascina, anche, perché piangere su se stessi, autocommiserarsi, è anche consolatorio, qualcuno che ci assecondi non è poi così difficile da trovare. Quel che però non dovremmo mai dimenticare è che «anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova, e che si può ricominciare sempre, anche dalle macerie». È il messaggio, ci ha ricordato Francesco nella veglia pasquale, che ci arriva dalla Risurrezione di Cristo, dalla Pasqua. Messaggio che non è una favoletta consolatoria per tirarci un po' su, e nemmeno una teoria, ma un fatto. Come disse Benedetto XVI nel 2009, «non è un mito né un sogno, non è una visione né un'utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba».
Così, disse Ratzinger nella stessa occasione, «l'annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell'esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c'è scampo per l'uomo e ogni sua speranza rimane un'illusione».
Per questo allora, ha ribadito Francesco, il primo annuncio di Pasqua «è possibile ricominciare sempre, perché sempre c'è una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi al di là di tutti i nostri fallimenti. Anche dalle macerie del nostro cuore, ognuno di noi sa, conosce le macerie del proprio cuore, Dio può costruire un'opera d'arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova». E anche in questi mesi «bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza». Gesù infatti «ci precede sempre: nella croce della sofferenza, della desolazione e della morte, così come nella gloria di una vita che risorge, di una storia che cambia, di una speranza che rinasce».
E c'è poi il secondo annuncio di Pasqua, quello che ci dice che «la fede non è un repertorio del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora. Cammina con te ogni giorno, nella situazione che stai vivendo, nella prova che stai attraversando, nei sogni che ti porti dentro. Apre vie nuove dove ti sembra che non ci siano, ti spinge ad andare controcorrente rispetto al rimpianto e al “già visto”». E quando tutto «ti sembra perduto, per favore, apriti con stupore alla sua novità: ti sorprenderà... tanti, anche noi tante volte, vivono la “fede dei ricordi”, come se Gesù fosse un personaggio del passato, un amico di gioventù ormai lontano, un fatto accaduto tanto tempo fa, quando da bambino frequentavo il catechismo». E infine «il terzo annuncio di Pasqua: Gesù, il Risorto, ci ama senza confini e visita ogni nostra situazione di vita. Egli ha piantato la sua presenza nel cuore del mondo e invita anche noi a superare le barriere, vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto ogni giorno, per riscoprire la grazia della quotidianità». Basta alzare gli occhi dalle nostre macerie. E riconoscerlo nei nostri fratelli.
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