giovedì 14 novembre 2019
L'ultimo ausilio che è entrato a far parte della mia vita è un reggimento. Inteso non in senso militare, ma nel suo significato letterale: un reggi-mento, appunto. Un aggeggio, una specie di collare sul quale appoggio il mento e che, quando sono stanco, in particolare la sera, aiuta i muscoli del mio collo a tenere dritta la testa, che tende a cadermi in avanti. Non è cosa che possa portare molto a lungo, dopo un paio d'ore diventa quasi uno strumento di tortura, ma non è fatto per essere portato a lungo, ed entro i suoi limiti svolge egregiamente il compito per cui è nato. Tra l'altro la burocrazia, questa volta, non è stata neppure troppo pesante, e tra il momento in cui mi è stato prescritto e quando è arrivato sono passate solo tre settimane. Un record positivo, una volta tanto.
Si dice che si fa di necessità virtù. E in effetti, da quando la Sla ha fatto irruzione nella mia vita mi trovo a sfogliare i cataloghi online degli ausili per disabili con la stessa golosa e quasi maniacale attenzione ai dettagli con la quale, fino a pochi anni fa, leggevo le mie amate riviste di motori (che oggi non leggo più, se non molto saltuariamente, per non farmi troppo male). Di quei cataloghi studio tutto, dalle caratteristiche tecniche alle – chiamiamole così – "prove su strada", fino alle pagelle degli utenti. È un mondo parallelo, nel quale magari capita che ti innamori di una cosa perché pensi che in quel momento possa cambiare la qualità della tua vita. Oppure perché ti piace l'idea, per quanto assurdo possa sembrare. A me, per esempio, è successo di fissarmi con un particolare tipo di bastone telescopico, quando ancora un po' camminavo, che ho finito per usare solo una o due volte perché le mie mani non riuscivano a reggerlo. Così come a un certo punto mi sarebbe piaciuto chiedere una di quelle carrozzine elettriche che ogni tanto si vedono in giro, e per fortuna non l'ho fatto perché molto presto non sarei stato in grado di manovrare il joystick di comando (senza considerare le buche di Roma, ovviamente). Mi ero anche innamorato di un montascale mobile, inutilizzabile però a casa mia.
Ultimamente questa attività di ricerca è un po' rallentata. A livello di presìdi – parlo di quelli di cui lo Stato mi riconosce il diritto – ho più o meno tutto. Tutto il possibile, per meglio dire, perché quando avrò bisogno del sollevatore, per esempio per alzarmi dal letto, saranno dolori, in quanto a casa mia quell'attrezzo non entra fisicamente. Probabilmente finiremo per usare delle specie di tavole da surf in plastica liscia, sulle quali farmi scivolare da una parte all'altra. Le ho viste usare, e se è per questo le ho anche provate, e con me quel sistema dovrebbe funzionare abbastanza bene in tutte le situazioni, visto che tra l'altro peso appena 60 chili e sono dunque abbastanza facilmente manovrabile. Certo, anche in questo, tutto è relativo.
(25-Avvenire.it/rubriche/slalom)
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