Il porno influenza i giovani? È questa la domanda posta in apertura della terza parte di Non è l'arena, domenica su La7, per introdurre il tema adolescenti e sessualità. E va riconosciuto a Massimo Giletti, che non sempre si distingue per i toni pacati e la riflessione serena, di avere in questo caso affrontato un argomento così delicato con cognizione di causa offrendo senza sconti uno spaccato interessante e preoccupante. Una volta tanto anche gli ospiti in studio (Vittorio Sgarbi, la psicoterapeuta Stefania Andreoli, l'avvocatessa Andrea Catizone e il giornalista Luca Telese) hanno dato vita a un confronto costruttivo. Persino Sgarbi, a parte qualche guasconata delle sue, è stato riflessivo e addirittura ha criticato la pubblicità in cui compaiono due donne che si baciano, definendola un'ostentazione pericolosa per il messaggio di tendenza che contiene. Due gli spunti per il dibattito: la vicenda del figlio di Beppe Grillo e un intervento di Alessandro D'Avenia nel quale lo scrittore afferma che il 90 per cento dei ragazzi tra gli 8 e i 16 anni consuma ogni giorno pornografia in rete, ma non solo: ancora più drammatico è quanto D'Avenia racconta di avere appreso da una psicoterapeuta, ovvero che il primo rapporto sessuale di molte adolescenti in cura dalla professionista è stata una violenza. Dati incredibili, che purtroppo le ragazzine intervistate da Non è l'arena hanno confermato parlando dell'uso frequente di alcol e droghe e di rapporti sessuali molto spesso non consenzienti in conseguenza dello sballo, oltre alla tendenza sempre più diffusa, da parte dei maschi, di filmare il tutto e di condividerlo sui social. Quello di Non è l'arena è stato dunque un pugno nello stomaco che, come ha detto Talese, ha offerto motivi di riflessione, ma anche sensi di colpa in quei genitori che hanno permesso tutto questo anche solo mettendo un cellulare nelle mani di un bambino.
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