Gli esperti giocatori di carte da Bar Sport dicono che la «prima partita è sempre dei ragazzini». E allora nella prima partita di campionato della stagione di Serie A 2024-2025, il teorema da scopone scientifico potrebbe essere confermato dal Verona che con i ragazzini terribili Livramento e Mosquera (fino a ieri noti sollo ai tifosi dell’Hellas) demolisce l’ambizioso Napoli di Antonio Conte con un sonante 3-0 che costringe l’allenatore a scusarsi con «il cuore che mi sanguina, assieme a quello dei calciatori». Un Conte di ritorno che, dopo le prime stories estive allegre e spensierate, seduto ai tavoli delle pizzerie napoletane, si è fatto subito torvo e scontento. Con il budget messo a disposizione dal cinepresidente Aurelio De Laurentiis, il tecnico salentino si ritrova come quell’estate juventina, era esattamente dieci anni fa, al tavolo con Andrea Agnelli, al quale ebbe la sfacciataggine di dire che «con 10 euro non si mangia a un ristorante da 100». Miseria e poca nobiltà sotto il Vesuvio, dove FantAntonio abituato ai portafogli gonfi di Chelsea e Tottenham ora non avrebbe i soldi neppure per un babà al Caffè Gambrinus e sconsolato ammetteva alla vigilia della disfatta del Bentegodi: «Mi aspettavo di meglio…». Parole che rischiano di ferire in maniera irreparabile il cinepresidente che è stato capace di cacciare per molto meno l’allenatore più vincente del mondo, Carletto Ancelotti, figurarsi se adesso si fa intimorire dal diavolo per capello che tiene in testa il parrucchino salentino. Al Napoli in questo momento Conte sa che non può fare il miracolo del quarto scudetto e quindi ha già allertato il popolo e tutti i Masanielli pronti alla rivolta che se dovesse fallire non è colpa sua ma dell’Aurelio dal braccino corto che non ha ascoltato le sue richieste di mercato. Per di più, per un Osimhen che non vede l’ora di essere liberato per volare alla corte di Re Sole, al Paris Saint Germain, la contropartita sarebbe il bomber imbolsito Lukaku. Vecchio pallino e uomo amuleto del Conte di Chelsea e dello scudetto dell’Inter, ma il gigante Romelu lo scorso anno alla Roma ha giocato a corrente alternata, pur chiudendo con 13 gol realizzati, una quota-reti che forse nessuna delle punte napoletane di Conte (Raspadori, Politano e Kvaraskhelia) possono garantire. Nemmeno Daniele De Rossi può garantire un’altra stagione da protagonista della sua Roma. Dopo l’arrivo del giovane argentino Soulè dal Frosinone (scartato dalla Juventus) accolto in maniera esagerata, quasi fosse un Falcao del terzo millennio, in maniera altrettanto scomposta e violenta una parte della tifoseria giallorossa sta reagendo alla cessione di Dybala che svernerà per un dorato fine carriera dagli arabi dell’Al-Qadsiah. I leoni, anzi i lupi mannari da tastiera se la stanno prendendo con mister DDD accusato di essere un “pupazzo nelle mani dell’americano”, il presidente Friedkin, augurando a lui e alla sua famiglia le peggiori sventure. La replica di De Rossi è stata da campione del mondo, mostrando un fairplay da futuro manager di Premier League: «Do poco peso ai social anche se ne hanno tanto. Certe frasi mi hanno fatto male per 20 minuti, poi vedendo le foto dei profili di chi le ha scritte, ragazzi di 14-15 anni e subumani mai visti, allora ho riso. I tifosi romanisti sono milioni e allora gli insulti diventano pochi». La Roma alla prima dà pochino a Cagliari e non va oltre lo 0-0 contro la squadra di Davide Nicola, pronto per la terza impresa da piccolo è bello, dopo le salvezze impossibili di Salernitata e Empoli. È stata la giornata dei mister x: 6 partite su 8 inchiodate sul pareggio con i rocamboleschi 2-2 delle due milanesi. I campioni d’Italia dell’Inter non sfatano il tabù Marassi genoano e si fanno raggiungere al 96’ da un gol del salvifico Messias, ex Milan. I rossoneri a San Siro salvano la prima di Fonseca che a sua volta si salva con i cambi e l’inserimento di Morata che nonostante i gossip famigliari (presunta separazione gestita dalla moglie influencer lady Campello) è già in formato Euro2024 e il suo gol della rimonta con il Toro, molto ben messo da Vanoli, rassicura la tifoseria milanista per il proseguo del campionato. Un torneo dove mancano ancora all’appello le prime uscite di Atalanta e Juventus, opposte alle candidate alla lotta per la salvezza Lecce e Como. Pertanto la “prima dei ragazzini” per ora premia oltre al Verona anche la Lazio dell’ex allenatore dell’Hellas, Baroni, che al debutto all’Olimpico affonda i lagunari neopromossi del Venezia. Un 3-1 che fa felice il presidente Lotito, e calma almeno per sette giorni i tifosi laziali sempre più arrabbiati con patron “Lotirchio” che comunque, anche questo è un teorema confermato, non alla prima, ma nel tempo: spende molto poco ma alla fine ottiene sempre il massimo.
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