La già numerosa famiglia di regole che andrebbero tenute presenti allorché si frequenta la Rete si è arricchita ieri di un nuovo membro: si chiama “Ethical Brainframe – Consigli etici per l'ambiente digitale” ( tinyurl.com/yb2aoqq4 ). Sono consigli “laici”, cioè proposti a prescindere da dove sono fondati i valori cui fanno riferimento, ma il merito di farsene promotore è di un soggetto ecclesiale, l'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova, il cui direttore, don Marco Sanavio, si conferma assai sensibile all'intera materia.
Li scorro tutti e sei, disposti come sono, nell'infografica, in maniera circolare (a dire che non esiste al loro interno un ordine di priorità), e penso a quanti orrori digitali ci risparmieremmo di assistere o persino partecipare se essi divenissero patrimonio condiviso. “Comprendere”, ad esempio, è in realtà un imperativo. “Equivale a interpretare”, e ci si riesce meglio se ci si “libera da pregiudizi, precomprensioni e distorsioni”. “Bene/male” rimangono tali e “Violenza e odio” non sono moralmente meno gravi se “mediati dall'elettronica”: due consigli che pesano sui videogiochi, anche offline, e sulla pornografizzazione di tanta parte della Rete non meno che sui contenuti che postiamo. E poi il consiglio del “rispetto”: ovvero “riconoscere la dignità che ciascuna persona e relazione porta intrinsecamente con sé, anche nella mediazione digitale”.
Lo scopo di “Ethical Brainframe”, spiega don Sanavio, è «fornire una cornice di riferimento per l'assunzione di responsabilità nell'ambiente digitale». Di responsabilità si parla sia nel consiglio della “percezione” (“mediata dalle tecnologie digitali, può distorcere il senso di responsabilità” e “l'impatto di attacchi e vessazioni”), sia in quello della “verifica” (è una “seria e doverosa responsabilità morale verificare le informazioni” ricevute e/o trasmesse). Il mio consiglio aggiuntivo è incidere con un punteruolo la parola “responsabilità” su tutte le nostre piattaforme hardware: per essere sicuri che non vada cancellata.
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