Ripreso su Facebook da una comune amica, leggo con partecipazione, sul blog “Stremamma e gli gnomi selvaggi”, un post ( tinyurl.com/yc5bext8 ) di consigli pratici per genitori di lupetti e coccinelle che contiene, in filigrana, un inno allo scautismo, sperimentato dall'autrice e dal marito nella doppia veste di scout (a suo tempo) e di genitori di scout. Lo firma con stile bello e diretto una giovane collega sardo-bolognese, Francesca Mozzi, che tiene il blog in quanto «apprendista mamma».
Spiega che hanno mandato i figli agli scout perché per loro «è stata un'esperienza bellissima e importante, dunque vogliamo regalare ai nostri figli la possibilità di viverla» e mette al centro la regola della costanza rispetto agli impegni (e alle rinunce ad altri impegni) che essere scout comporta, per i figli e anche per i genitori: «Una domenica mattina ci capiterà di svegliarci molto prima delle otto, fuori ci saranno meno di due gradi (…) La tentazione di far finta di non sentire la sveglia sarà altissima ma abbandoneremo ugualmente il calduccio del nostro letto perché non avremo cuore di privare i nostri lupetti e le nostre coccinelle di un'esperienza indimenticabile».
E sebbene non siano esplicitate le motivazioni religiose della strada scelta, mi pare di intuire che esse non manchino nel proposito di questa mamma (e di questo papà) di sostenere con tanta dedizione, tra i possibili impegni dei figli, quello con gli scout. E non solo per il fatto che tale impegno si concretizza – mi dicono le immagini pubblicate sul blog – nell'Agesci. Sono convinto che la bellezza e l'importanza dell'esperienza scout vissuta e perciò oggi regalata ai propri figli abbia avuto a che fare, oltre che con giochi, zaini e boschi, con il Vangelo, il farsi prossimo e l'essere Chiesa vissuti attraverso le molteplici facce di questa forma di associazionismo. E anch'io auguro ai loro figli «buona caccia» e «buona strada».
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