Se per caso siete incerti su che cosa scrivere, allora scrivete un diario
venerdì 24 luglio 2015
Avevo notato recentemente che in un bel volume a più voci sul Non finito curato da Anna Dolfi (Firenze University Press, pagine 664, euro 21,90) le forme più stranamente dimenticate erano il saggio (genere sperimentale fin dal suo nome) e il diario (quasi un non-genere o pre-genere da cui ne possono nascere molti). Proprio su quest'ultimo tipo di scrittura è uscita qualche tempo fa la raccolta di studi Pagine di diario: coriandoli di vita a cura di Paola Bottalla e Giulia D'Agostini (Unipress di Padova, pagine 254, euro 22). Il fascino della forma diaristica è inesauribile: perché il lettore ha l'impressione di violare l'intimità di chi scrive e perché non si tratta di una forma definita, ma piuttosto di un annuncio di forma.Il diarista sceglie e recita in un linguaggio informale che precede la letteratura, suggerisce innumerevoli potenzialità e può far pensare a uno sviluppo lirico, o narrativo, o saggistico, e perfino teatrale. Il suo quid è appunto la potenzialità, il sogno o l'ipotesi germinale di opere possibili. Una vita che viene afferrata nella sua banalità, che cerca di fissarsi in poche approssimative parole o in formule definitorie degne di memoria. Nel volume si parla dei diari di Adele Schopenhauer (sorella del filosofo), di Gerard Manley Hopkins, di Gide e Du Bos, amici avversari, di E. M. Forster, dell'antropologo Alfred Métraux (cito gli autori più noti, non gli studi migliori). Come ricorda Paola Bottalla, gli interventi di questo libro «costituiscono la prosecuzione ideale dei due volumi curati da Bianca Tarozzi, Giornate particolari: diari, memorie e cronache (2006) e Diari di guerra e di pace (2009)», entrambi pubblicati da Ombre Corte). I diari non sono soltanto «laboratori dell'io», pratiche di autoanalisi e strumenti della memoria con cui si cerca di capire che cos'è la propria vita registrando quello che si fa, si pensa e accade. Sono ricerca di verità empirica, ma anche, a volte, materiali di prima mano (per lo scrittore, il giornalista, il sociologo, l'antropologo, il naturalista) per lo studio di realtà particolari, in vista di opere organiche che a volte verranno scritte e a volte no.Se siete ancora incerti su cosa scrivere, scrivete un diario.
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